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L’intero corpo reagisce al trauma

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L’intero corpo reagisce al trauma. Un evento o una situazione traumatica scatena una sequenza automatica di reazioni attraverso il cervello, il sistema nervoso e l’intestino. I nostri cervelli e corpi reagiscono non solo agli stressor esterni, ma anche ai modi in cui elaboriamo lo stress a un livello interno.

Il trauma, come abbiamo visto nelle precedenti news, causa significativi cambiamenti biologici a lungo termine sia nella struttura che nella funzione cerebrale. Per questo il trauma rappresenta un’esperienza fisica che coinvolge tutto il corpo.

La dott.ssa Rebecca Hendrickson, neuroscienziata e psichiatra, spiega che “il cervello di ognuno di noi impara dall’ambiente quanto le cose sono sicure”. Quando il nostro cervello impara che il mondo è per lo più pericoloso, allora tendiamo a interpretare le situazioni ambigue come pericolose. Al contrario, se apprendiamo dal contesto che il mondo è un posto sicuro e che ci si può fidare, tenderemo con maggiore probabilità a interpretare gli stimoli ambigui in modo coerente a questo apprendimento.

Nessuna modalità di apprendimento o sistema di credenze è giusta o sbagliata; piuttosto, il cervello fa un lavoro eccellente di apprendimento dal contesto, allo scopo di tenerci in vita e farci funzionare in modo ottimale in una data situazione. In un ambiente pericoloso, essere straordinariamente consapevoli di tutte le possibili minacce ci può aiutare a evitare di farci del male e permette di adattarci alle circostanze esterne.

Il PTSD  è, quindi, il riflesso delle alterazioni a lungo termine nel sistema cerebrale. Ad esempio, i bambini abusati hanno reazioni più forti alle espressioni facciali legate alle emozioni e rispondono più velocemente ai volti che incutono paura rispetto ai bambini non abusati.

Il trauma, come abbiamo visto, può portare il cervello a interpretare le informazioni ambigue come minacciose.

L’abuso e il neglect infantile possono esercitare una forte influenza sullo sviluppo cerebrale. In contesti abusanti, i cervelli degli individui imparano a essere fortemente sintonizzati con le potenziali minacce. I circuiti cerebrali coinvolti nella risposta alla minaccia diventano altamente attivati, mentre i sistemi cerebrali che abbassano l’ansia e altre emozioni angoscianti diventano meno attivati.

Questi cambiamenti a lungo termine possono nell’età adulta contribuire allo sviluppo del PTSD e di altri disturbi psicologici, in risposta al trauma.

Ora che abbiamo riconosciuto consapevolmente il modo in cui elaboriamo l’informazione che scaturisce dal nostro ambiente e le ragioni alla base, possiamo stabilire nuove modalità. Sarà di aiuto chiedere a noi stessi se l’interpretazione di un evento nella nostra vita attuale è accurata e sana, o se invece riflette l’apprendimento cerebrale nel contesto del trauma passato. Poi, possiamo praticare consapevolmente le nuove interpretazioni, compresa quella di vedere le attuali esperienze come sicure o neutrali, in modo da cambiare i nostri pensieri automatici pregiudizievoli.

Via via che guariamo dal trauma, possiamo beneficiare di abilità di Mindfulness  per cambiare le reti cerebrali di attenzione e le risposte emotive agli stimoli. La nostra pratica, osservare senza giudicare, cambia la modalità cerebrale basata su un processo di valutazione che ci può tenere bloccati sulle emozioni negative. La pratica di Mindfulness, quindi, può cambiare il modo in cui il nostro cervello organizza e risponde ai pensieri, emozioni, e situazioni così da guarire dal trauma e costruire modi efficaci per gestire lo stress.

Riferimenti

  • Goldsmith Turow, R. (2017). Mindfulness Skills for Trauma and Ptsd. Norton & company
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