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Unhortodox

Esty è una giovane donna, perseguitata e vittima di abusi perché ebrea.
Esty non può uscire di casa come e quando vuole: a 19 anni non è mai uscita dal crocevia di strade che abita a Williamsburg, NYC.
Il suo matrimonio – e l’evidente abuso sessuale che ne consegue – è deciso e stabilito da terzi e supervisionato dal rabbino capo, i suoi capelli vengono rasati e la sua testa nascosta a occhi estranei.
Esty non può né cantare né suonare: la musica, quella musica che per lei è vita e passione, non è cosa da donne.
Esty è sottoposta a umilianti visite mediche e a imbarazzanti lezioni sui doveri sessuali nel matrimonio.
Esty è piccola, magrissima, provata: sulle pieghe del suo volto tutti i 19 anni di abusi, costrizioni e privazioni.
Nei suoi occhi una vita fondata sull’anaffettività eppur piena di amore e di passione.
Ma da chi è perseguitata e abusata Esty? Chi l’ha schiacciata, annullata, relegata per tutta la sua vita?
Dalla sua stessa comunità, quella piccola comunità chassidica Satmar, formata da ebrei ultraortodossi, con regole più severe del solito.
Qui la sessualità esiste solo a fini riproduttivi, l’esistenza è regolata solo da ritualità religiosa e si parla solo yiddish perché l’inglese è vietato. Qui le donne sono cancellate, fagocitate e annullate nell’unica ottica di farne strumenti di riproduzione: “noi non siamo come voi, noi dobbiamo ricreare una popolazione decimata di sei milioni di vittime, è un mio preciso dovere” afferma la protagonista durante un’improbabile confronto con una giovane europea ignara dell’esistenza di costumi e tradizioni tanto estremi. Improbabile perché entrare nella testa e nella logica di Esty è difficilissimo: il lavaggio del cervello subito, i condizionamenti culturali, la negazione del sé come educazione e formazione sin dalla nascita.
Esty non ha nulla di diverso da quelle bambine che nascono e crescono in famiglie gravemente abusanti. Solo che qui la sua famiglia è un’intera comunità e l’emancipazione – che nonostante tutto cercherà con determinazione e intelligenza, riuscendo a mettere in discussione l’unica realtà mai conosciuta e fuggendo in cerca di un’altra vita – è un miraggio cento volte più lontano.
In questa miniserie, imperfetta, a volte un po’ “facile” ma indubbiamente molto interessante e da vedere, si racconta la vera storia di Deborah Feldman, da lei narrata nell’autobiografia “Ex ortodossa. Il rifiuto scandaloso delle mie radici chassidiche”, pubblicato in Italia da Abendstern.
Per chi vuole saperne di più di una realtà poco nota che, nonostante le ridotte dimensioni, miete ogni giorno, mese e anno numerose vittime: donne recluse, abusate, ignorate, annullate e azzerate. Questa è la storia di una di loro, una di quelle che è riuscita ad alzare la testa, a guardarsi intorno e a battersi per il suo diritto a una vita propria, scelta, determinata e perseguita con meravigliosa ostinazione, complice una protagonista eccezionale e indimenticabile.

UNORTHODOX
Creta da Anna Winger e Alexa Karolinski (dal Libro “Ex ortodossa. Il rifiuto scandaloso delle mie radici chassidiche” di Deborah Feldman)
4 episodi X 50 – 55 min
NETFLIX
Regia Maria Schrader
Cast principale Shira Haas, Jeff Wilbusch, Amit Rahav

Autore: Margherita Chiti

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