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Ricordi ordinari e ricordi traumatici

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Contrariamente ai ricordi “ordinari”, sia positivi che negativi, che sono mutevoli e cambiano in modo dinamico nel tempo, i ricordi traumatici sono fissi e statici. Sono impronte, tracce mnemoniche del passato estremamente sovrastanti, profonde impressioni scolpite nel cervello, nel corpo e nella mente dei survivors. Queste impronte crude e congelate non si piegano al cambiamento, e nemmeno si aggiornano prontamente con le informazioni più recenti. Questa “fissità” delle tracce impedisce di trovare nuove strategie e ricavare nuovi significati.

I ricordi traumatici tendono a sorgere come schegge frammentate di sensazioni, emozioni, immagini, odori, sapori, pensieri vaghi e impossibili da digerire.

Ad esempio, una persona che sopravvive a un grave incidente stradale, al minimo odore di benzina che sente mentre fa il pieno al distributore, potrebbe venir inondata dall’aumento del battito del cuore, da un estremo terrore e da un disperato bisogno di fuggire. Questi frammenti sparsi non riescono a essere ricordati con un senso narrativo per sé, ma vengono ripetutamente “riprodotti” e risperimentati come intrusioni incoerenti e indesiderate o sotto forma di sintomi fisici. Più proviamo a sbarazzarci di questi flashback, più ci catturano, ci tormentano, e soffocano la nostra forza vitale, restringendo seriamente la nostra capacità di vivere nel qui e ora.

I ricordi traumatici possono assumere la forma anche di azioni impulsive e inconsapevoli. Queste comprendono, per esempio, avere ripetutamente “incidenti” o esporsi involontariamente a situazioni pericolose. Una persona che ha subìto abusi durante l’infanzia potrebbe cercare legami con partner violenti o fare sesso non protetto, oppure un soldato che potrebbe diventare dipendente dal brivido del pericolo o fare domanda per i corpi speciali dopo il congedo dall’esercito.

I ricordi traumatici “rivissuti” sorgono involontariamente come brandelli grezzi di esperienza, e si impongono improvvisamente sulla vulnerabilità del survivor. Questi frammenti sembrano spuntare fuori dal nulla, irrompendo nella vita dei sopravvissuti, sia quando sono svegli che quando dormono.

Essere traumatizzati potrebbe voler dire essere condannati a incubi senza fine, a rivivere insopportabili tormenti, così come essere preda di ossessioni e compulsioni. Le persone traumatizzate hanno le loro vite bloccate fino a quando non imparano in qualche modo a elaborare queste intrusioni, e ad assimilarle formando racconti coerenti che aiutano a far riposare questi ricordi; o, per dirlo in un altro modo, riappacificarsi con i propri ricordi. Questo passaggio ripristina la continuità tra il passato e il futuro, e fornisce una perseveranza motivante, un ottimismo realistico e un movimento proattivo verso la vita.

Riferimenti

  • Levine, P.A. (2015). Trauma and Memory. Brain and body in a search for the living past. North Atlantic Books
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