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Il Trauma Yoga: una pratica di Hatha Yoga rivolta alle persone che hanno subìto un trauma.

Il corpo parla di noi e del nostro vissuto più di quanto riescano a fare le parole. Se si è subito un trauma il corpo “lo recita continuamente”, le esperienze se ne appropriano e lo trasformano, per questo l’individuo cerca in tutti i modi di disconnettersi. Lo yoga può aiutare le persone a riconnettersi attraverso una pratica gentile, non giudicante e basata sulle scelte. A tale scopo nasce a Roma il Centro Trauma Yoga in cui, grazie a uno yoga specifico, è possibile imparare a riappropriarsi del proprio corpo e della propria vita. Se “Il trauma è l’esperienza di non avere scelta” qui si insegna alle persone che sono le uniche a poter scegliere cosa e come voler agire. Ne abbiamo parlato con una delle fondatrici del Trauma Yoga, la dott.ssa Alessia Gianferri, antropologa e Insegnante Yoga riconosciuta a livello nazionale (CSEN) e internazionale (Yoga Alliance)

di Federica Rondino

Dott.ssa Gianferri, il corpo sembra rivelare il vissuto di una persona più delle parole.

Il corpo non mente. Come dice Bessel Ven der Kolk, ‘il corpo accusa il colpo’ del trauma, che si manifesta in diversi sintomi fisici come difficoltà nella respirazione, nel sonno, problemi di stomaco, stanchezza diffusa, senso di nausea, tachicardia, attacchi di panico, ecc. I meccanismi di difesa del corpo diventano cronici e producono uno stato di attivazione continua che si traduce in un irrigidimento muscolare diffuso e che può generare dolore cronico. È come se il corpo recitasse continuamente il trauma, nel movimento, nel respiro, nelle percezioni sensoriali, nelle emozioni e naturalmente nel pensiero. In questo modo il corpo finisce per diventare il nemico. Spesso le persone traumatizzate hanno un’immagine negativa del loro corpo e preferiscono prestare poca attenzione a esso e ai suoi messaggi. Le sensazioni fisiche, come il battito cardiaco accelerato o la tensione muscolare, possono essere percepite, da un individuo sopravvissuto a un trauma, in modo angosciante, come segnali di minaccia e pericolo. Egli, a seguito di questo continuo stato di stress, può sviluppare un’ipersensibilità enterocettiva, ovvero un’accresciuta sensibilità delle proprie sensazioni corporee oppure, al contrario, può proteggersi attraverso una scarsa consapevolezza corporea, una sorta di dissociazione. Può, quindi, ‘sentire troppo’ o ‘sentire troppo poco’.

Come può lo yoga aiutare una persona traumatizzata?

Lo yoga aiuta il corpo a riprendere i suoi ritmi naturali, lo aiuta a risintonizzarsi con la sua saggezza innata: può ricollegare al respiro, può rafforzare la connessione mente-corpo. Lo yoga insegna a vivere pienamente, a coltivare la presenza e un’osservazione partecipe e non giudicante, a radicare nel qui e ora. Questi sono strumenti validi che aiutano a riprendere il controllo quando si verifica un flashback, uno stato d’ansia o una crisi di panico, così da poter rispondere in modo efficace piuttosto che reagire come se il trauma fosse ancora presente. Naturalmente, si raccomanda una pratica yoga con un insegnante che abbia una formazione specifica nella terapia del trauma.

Lo yoga e la terapia “della parola” come possono interagire?

È di fondamentale importanza integrare la psicoterapia basata sulla parola con lo yoga perché il trauma è bloccato nel corpo e, come ha dimostrato Peter Levine, è nel corpo che va cercato e curato. La terapia tradizionale ha bisogno dello yoga per ristabilire nei pazienti il senso fisico di sicurezza.

Insieme alla dott.ssa Montano ha creato il Centro Trauma Yoga presso l’Istituto Beck di Roma, ce ne può parlare?

Abbiamo creato il Centro Trauma Yoga perché crediamo fortemente che lo yoga possa aiutare le persone vittime di traumi a trasformare la propria vita. A questo scopo ci stiamo dedicando da tempo allo studio e all’applicazione delle terapie yogiche e corporee attualmente esistenti che si occupano di trauma. Vogliamo offrire una pratica yoga rispettosa delle particolari esigenze delle persone che hanno subito un trauma. Nel Centro Trauma Yoga i survivor possono sperimentare una pratica accessibile a tutti che incoraggia a rimanere in contatto con le proprie sensazioni e con ciò che sta accadendo nel corpo. Una pratica che aiuti ad affrontare ogni movimento con un’attenzione gentile e non giudicante. In questo modo, anche semplici esercizi su una sedia o lo stare dritti sulle proprie gambe e sentire i piedi stabili sul pavimento possono contribuire a generare maggiore solidità, sicurezza ed equilibrio. Tutto questo aiuta a creare trasformazioni profonde nel proprio vissuto e nel modo in cui ci si rapporta al proprio corpo.

Cosa differenzia il Trauma Yoga dallo yoga comunemente praticato?

Il Trauma Yoga è una pratica di Hatha Yoga che pone l’attenzione alla consapevolezza delle sensazioni provenienti dal proprio corpo, allo scopo di riconnettervisi in modo sicuro. L’accento è sempre posto sull’esperienza interna del praticante e mai sul raggiungimento di un movimento o una forma particolare del corpo (asana). La pratica è sempre lenta, delicata, facoltativa, sicura, non giudicante, orientata a fare amicizia con il proprio corpo. Il trauma è l’esperienza di non avere scelta, per questo in una classe di Trauma Yoga si è costantemente invitati a fare delle scelte consapevoli relative al proprio corpo, esercitando l’assertività. Come per altri tipi di yoga ‘trauma informed’, viene posta particolare attenzione al tipo di linguaggio adoperato: usiamo delle espressioni verbali che invitano i praticanti a sperimentare dei movimenti ed esercizi e a scegliere autonomamente come muovere il proprio corpo. Evitiamo che si instauri un relazione basata sul potere, per impedire che la mente possa tornare all’abuso sessuale subito; non usiamo, infatti, termini come maestro/allievo e asana/posizione: ogni individuo sceglie autonomamente come muovere il corpo. Inoltre non pratichiamo aggiustamenti fisici e non imponiamo controlli del respiro (pranayama), soprattutto quelli che si basano sulla ritenzione.

Come reagiscono le persone a questo tipo di yoga?

Una classe di Trauma Yoga permette di sperimentare una pratica sicura, accessibile, rispettosa delle specifiche esigenze con un insegnante che ha una formazione nella terapia del trauma. I praticanti hanno fatto esperienza di tornare a sentirsi più al sicuro nel proprio corpo e soprattutto percepiscono questa pratica come un luogo accessibile in cui sperimentare la possibilità di fare delle scelte consapevoli. Lo yoga li ha aiutati a sentirsi più tranquilli, calmi, meno ansiosi e più attenti alle esigenze del proprio corpo (riposo, alimentazione sana, ecc).

Le persone traumatizzate sono disconnesse dal proprio corpo e dalle proprie emozioni, cosa accade invece al respiro?

Generalmente una persona che ha subito un trauma ha un respiro breve e superficiale e ha serie difficoltà durante la normale pratica yoga a spostare l’attenzione al respiro, tanto meno a eseguire delle tecniche, seppur semplici, di controllo del respiro che possono essere trigger, ovvero scatenare reazioni fisiche ed emotive, o causare flashback. È molto importante sottolineare che anche semplici esercizi di respirazione, o addirittura lo stesso ascolto del respiro, possono essere difficilmente praticabili per un sopravvissuto. Il respiro è la via che conduce al nostro corpo e alle nostre emozioni, quindi dobbiamo essere molto cauti e accompagnare gentilmente e lentamente i praticanti a ritrovare il proprio respiro. Il primo passo è imparare a osservare con uno sguardo accettante il proprio respiro, comunque esso sia. Quello che facciamo nel Trauma Yoga è invitare i praticanti a incontrare il loro respiro in modo sicuro, cercando di non imporre una modalità specifica di respirazione. Attraverso movimenti coordinati al respiro che rispettano i tempi e le possibilità individuali, si può sperimentare che un certo modo di respirare può ridurre la risposta reattiva del sistema nervoso simpatico (e quindi la risposta attacco-fuga) e aumentare la risposta del sistema nervoso parasimpatico (e quindi il rilassamento). Si scopre che il respiro può essere un alleato prezioso nel percorso di guarigione.

Un progetto come il Vaso di Pandora come può essere di aiuto alle vittime di un abuso?

Il trauma isola le persone, le isola da loro stesse, dagli altri e le tiene separate dall’esperienza più grande: quella di essere vive. Lo yoga insegna proprio questo: la separazione è una grande illusione. Così come in una classe di Trauma Yoga possiamo riconnetterci con noi stessi, con le altre persone e con la vita stessa, far parte della comunità on line del Vaso di Pandora (forum Vaso di Pandora) può aiutare a comprendere che non siamo soli, che possiamo condividere la nostra storia e scambiarci esperienze, competenze e sostegno.

 

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