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A proposito dell’esposizione prolungata

L’esposizione prolungata (PE) è sicuramente una terapia altamente strutturata, in cui vengono utilizzate tecniche specifiche. Ci sono importanti elementi che compongono quest’approccio, oltre all’esposizione.

Innanzitutto, una buona alleanza terapeutica; il paziente, infatti, si deve sentire al sicuro specialmente quando l’esposizione aumenta l’ansia. È prevista, inoltre, una forte componente psicoeducativa, anche sotto forma di dispense e handout per il paziente. E’ altresì indispensabile che il terapeuta spieghi al paziente come funziona la terapia espositiva.

Dopo un’esposizione, il terapeuta intraprende una ristrutturazione cognitiva strutturata, elicitando valutazioni e convinzioni. Pertanto, la PE non è solo un approccio espositivo ma, come tutti gli approcci CBT, è un “pacchetto” e, dunque, la sua efficacia viene sempre valutata nel suo insieme, e non solo negli aspetti espositivi.

Per quanto riguarda la parte dell’esposizione, Foa e Kozak nel 1986 hanno presentato le basi teoriche dell’esposizione prolungata (PE), usando il termine di “processamento emotivo”. Quello che gli autori credevano accadesse durante la PE, ovvero il razionale teorico della terapia, può essere così riassunto:

 

“Noi pensiamo che, a prescindere dal tipo di psicoterapia, siano necessarie due condizioni per la riduzione dell’ansia nel PTSD. La prima è che l’informazione che riguarda la paura sia resa disponibile in modo che attivi il ricordo di quella paura. Se la struttura della paura rimane immagazzinata ma non accessibile, infatti, non potrà essere disponibile per essere modificata. La seconda è che l’informazione resa disponibile deve comprendere elementi incompatibili con alcuni di quelli che esistono nell’informazione di paura, così da permettere a un nuovo ricordo di formarsi e, nel tempo, sostituire il precedente”.

 

L’esposizione prolungata, dunque, fornisce un format in cui il ricordo traumatico viene attivato e cambiato in un nuovo ricordo, presumibilmente più realistico e non più associato a forti emozioni, quali ansia e paura. Il PTSD viene considerato, infatti, sostanzialmente un fallimento dell’elaborazione dell’informazione.

Riferimenti

  • Marzillier, J. (2014). The Trauma Therapies. Oxford University Press
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