Metafora per una meditazione

Immaginate di avere una tazza vuota in cui versate dell’acqua. La tazza rappresenta la mente, l’acqua i suoi contenuti (pensieri, immagini, credenze, ecc. …).

Mentre meditiamo sopraggiungono pensieri e immagini di ogni tipo e vanno, spesso senza che ce ne accorgiamo, a riempire la nostra mente. La cosa più utile sarebbe quella, invece, di tenere la nostra tazza vuota e poterla riempire con quello che arriva da dentro di noi, dal nostro spirito, dal nostro cuore. Anche qui è necessario fare spazio a qualcosa di nuovo che arriverà.

Prima di praticare possiamo prepararci ad assumere questo atteggiamento: cercare di svuotare la mente da tutti i pensieri che ci distraggono, le vecchie abitudini e credenze, le nostre memorie emozionali, in modo da svuotarla, e poi riempirla in maniera diversa rispetto a come farebbe il nostro pilota automatico.

Quando la concentrazione viene meno, la direttiva che dà il Buddha è:

“Le sensazioni siano conosciute mentre sorgono, persistono e svaniscono.

Le percezioni siano conosciute mentre sorgono, persistono e svaniscono.

I pensieri siano conosciuti mentre sorgono, persistono e svaniscono. “

Satipatthana sutta

Tutto questo si potrà raggiungere con la stabilità che solo la concentrazione è in grado di dare. È il potere della concentrazione che ci permette di vedere chiaramente cosa sta succedendo nella nostra mente.

Quando siamo focalizzati non siamo distratti, viviamo la mancanza di distrazione come un senso di pace e questo sia nell’ordinario della vita quotidiana sia in meditazione.