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L’iperattivazione nel trauma

È normale che davanti a una minaccia per la propria vita o sicurezza, il nostro organismo faccia partire delle risposte automatiche volte alla sopravvivenza. Questo è possibile grazie allattivazione del sistema nervoso che ci spinge verso la lotta, la fuga o il freezing .

Tutte risposte adattive allo stress. L’organo responsabile dell’avvio di queste risposte è un piccolo nucleo all’interno del nostro cervello, chiamato amigdala. Di amigdale ne abbiamo due, in realtà, ed entrambe sono responsabili del meccanismo di attacco-fuga. In una situazione di possibile pericolo, quanto è utile ragionarci su? Evidentemente non molto, visto che l’evoluzione ha optato per bypassare i meccanismi di ragionamento superiori in caso di pericolo o minaccia per la propria incolumità.

Se camminando per un bosco ci si imbatte in un “qualcosa” che sembrerebbe proprio un serpente, rifletterci sopra potrebbe essere fatale, ecco perché entra subito in gioco l’amigdala. Questo nucleo a forma di mandorla attiva immediatamente tutto ciò che serve per rispondere all’eventuale minaccia. Il cuore inizia a pompare più forte, il respiro accelera, il sangue ossigenato arriva in tutti i muscoli che in tal modo risultano subito pronti nel caso serva scappare oppure combattere. Se era un serpente o meno, ci penseranno i processi superiori a stabilirlo ma in un secondo istante. Di istinto, però, il corpo si è organizzato ed è pronto ad agire in uno di questi due modi. È una sorta di kit di sopravvivenza che abbiamo tutti.

Che c’entra tutto questo con il trauma? Se l’energia scatenata dalla reazione fisiologica istintiva (preparatoria all’attacco-fuga) non defluisce a seguito dell’evento traumatico, come conseguenza, restiamo in uno stato di attivazione perenne, come se il pericolo fosse ancora presente. Questo stato di perenne eccitazione fisiologica è dovuto all’attivazione combinata del sistema limbico, in particolare l’amigdala come abbiamo visto, e il sistema nervoso autonomo, ossia quel sistema primordiale che ci permette di sopravvivere alle situazioni.

Cosa succede? Avendo perso il senso di sicurezza a causa del trauma, è come se i nostri sistemi interni e tutto il corpo fossero bloccati in quel momento. Ogni volta che entriamo in contatto con un elemento esterno che è uguale, assomiglia o ricorda anche per un singolo aspetto qualcosa legato al nostro trauma, il nostro corpo reagisce, rispondendo nella stessa maniera di allora. A noi potrebbe non avere senso trasalire per un clacson, ma forse quando è successo l’evento traumatico passava di lì proprio un’auto che ha suonato il clacson.

Riferimenti

  • Tratto dalla psicoeducazione per pazienti contenuta nella tesi finale di specializzazione in psicoterapia cognitivo-comportamentale della dott.ssa Valentina Moreas discussa all’Istituto A.T. Beck di Caserta, Novembre 2018
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