Imparare a confortare te stesso
Immaginare che l’abuso sia accaduto a qualcun altro può aiutarti a diventare più consapevole di come ti senti rispetto alle tue esperienze di abuso, imparando al contempo a autoconsolarti. In questo modo ti sarà più facile connetterti con la tua sofferenza e forse ricordare di ciò di cui avevi più bisogno all’epoca.
- Imparare a creare una pratica di compassione per se stessi può rafforzare il tuo desiderio e abilità ad alleviare la sofferenza. Dedica qualche minuto a pensare a quello di cui avevi più bisogno in quel momento del tuo passato. Forse sentivi il bisogno di qualcuno che ti ascoltasse, che ti confortasse? Oppure qualcuno che si battesse per te, per proteggerti? Qualcuno che avresti voluto usasse parole come “ tesoro, va bene”, “è stata dura, vero?”, “sono qui vicino a te”, “ti fa tanto male, hai ragione. Prova a lasciarlo andare”, “ora sei al sicuro”, “stai facendo un ottimo lavoro”.
Concediti di provare quanto è stata dolorosa la tua esperienza di abuso. Proprio come ti avrebbe aiutato se ci fosse stato qualcuno disponibile a comprenderti e confortarti dopo l’abuso, essere disponibile ora verso te stesso mentre risperimenti dolore (o forse lo senti per la prima volta) può rendere la tua sofferenza più gestibile e sopportabile.
- Immagina che ti stai dando ora quello di cui avevi bisogno al tempo dell’abuso
- Se quello che più desideravi era qualcuno che ti ascoltasse, fallo per te adesso. Puoi farlo nella tua mente, parlare a voce bassa o alta a te stesso o scrivere i tuoi sentimenti sull’abuso e dopo rileggere le tue parole, immedesimandoti in esse
- Se quello che più desideravi era qualcuno che ti confortasse, fallo per te adesso. Metti le tue braccia intorno a te e stringiti con amore. Sdraiati e assumi la posizione fetale. Siediti in una sedia a dondolo e accarezza gentilmente le tue braccia
- Rivolgi a te stesso compassione per quanto è stato doloroso, spaventoso e umiliante l’abuso. Confortati con parole gentili, quali “sono così dispiaciuto per quello che ti è successo”, “povero/a piccolo/a bambino/a”, “non meritavi di essere trattato/a così”
- Se quello che più desideravi era qualcuno che si battesse per te, per proteggerti, fallo per te adesso. Dì a voce alta espressioni come “stai lontano da lui/lei”, “è solo un/a bambino/a, smettila di aspettarti così tanto da lui/lei”, “non puoi fargli/le questo”
Immagina come ti saresti sentito se ci fosse stato qualcuno disposto a proteggerti, ad abbracciarti o a cullarti gentilmente dopo ogni esperienza di abuso. Essere curato così amorevolmente non avrebbe fatto scomparire l’abuso, ma avrebbe lenito il tuo dolore in quel momento.
Anche se probabilmente non hai ricevuto questo tipo di gesti amorevoli al tempo, non è troppo tardi per darteli da solo mentre attraversi il processo di guarigione.
Ecco un altro esercizio per concedere a te stesso questo tocco amorevole e consolante.
- Per prima cosa, radicati
- Prova a fare le seguenti cose: accarezzare gentilmente le tue braccia, volto o capelli; accarezzare gentilmente il tuo corpo; dare a te stesso un caldo abbraccio
- Nota come si sente il tuo corpo dopo aver ricevuto ciascuno di questi tocchi amorevoli. Si sente più calmo e rilassato?
- Nota quale di questi tocchi amorevoli ti fa stare meglio. Hai associazioni positive con uno più che con gli altri?
Non permettere alla tua mente critica di commentare questo esercizio, non è stupido o egocentrico prendersi cura di se stessi. È una cosa amorevole che fai per te.
Riferimenti
- Beverly Engel (2015). It wasn’t your fault. New Harbinger.