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La lotta contro la negazione: Questo non mi è mai successo. Me lo sono semplicemente inventato

Per chi non l’ha vissuto, tutto l’ambito dell’abuso sessuale appare semplicemente come un altro fenomeno sociologico spiacevole. Per i survivors a un abuso sessuale, invece, è un vero e proprio incubo psicologico. Per la coppia che sta attraversando insieme la scoperta e la guarigione delle ferite da abuso, questo percorso rappresenta una violenta serie di montagne russe emotive (news guarire dal trauma non è un percorso lineare) a cui non si può sfuggire. A volte preferirebbero semplicemente negare tutto.

La negazione spesso inizia in età infantile quando l’abuso si è verificato. La negazione rimane come meccanismo protettivo, come sistema di sopravvivenza, finché qualche tempo dopo la persona diventa forte abbastanza da gestire il ricordo dell’abuso. A meno che il survivor abbia continui ricordi dell’abuso da quando è accaduto (ad esempio se si è protratto nell’adolescenza), i ricordi sono solitamente repressi profondamente nell’inconscio fino a un certo punto dei 30, 40, 50 anni o oltre.
Il profilo classico del survivor in fase di scoperta si pensa sia quello di una donna nei suoi primi 30 anni, in una relazione, sposata o meno. Ci può essere però un ampio range di età dei survivor, dai primi 20 anni ai tardi 50, composto sia da maschi che da femmine.

La consapevolezza dell’abuso sessuale infantile inizialmente potrebbe arrivare come percezioni vaghe di qualcosa di sbagliato, come se qualcosa di brutto che fosse accaduto, flashback incompleti, sensazioni sul corpo inspiegabili, incubi o sogni incomprensibili o strane reazioni a esperienze apparentemente comuni di tutti i giorni. Questo è il momento in cui è più facile negare che l’abuso sia avvenuto. Anche dopo aver ricordato specifici episodi di abuso, l’idea dell’abuso sessuale è così ripugnante a molte persone, che ancora desiderano negarlo. Sentono che devono averlo inventato, o che devono essere addirittura pazze o cattive per pensare che questo tipo di cose possa essere successo. Agli stadi iniziali del trattamento, si vedono pazienti che entrano ed escono dal ciclo della negazione. Come psicoterapeuta, ho imparato ad aspettarmi che inizialmente circa una volta ogni sei settimane un paziente tenterà di negare che sia mai accaduto. Il survivor metterà in discussione il lavoro fatto in terapia, metterà in discussione se ha inventato tutto e metterà in discussione anche la propria salute mentale. Necessiterà rassicurazioni che non abbia inventato questo particolare tipo di storia dell’orrore, che è reale e che non è colpa sua. Ascoltiamo i diversi livelli di negazione e di paura in queste dichiarazioni fatte da alcuni survivor:

“Mio padre non farebbe mai questo tipo di cose”

“Non credevo che il modo in cui mi aveva toccato avrebbe potuto condizionare la mia vita così drammaticamente”

“Non era un vero e proprio stupro”

“Queste cose non succedono a me, solo alle altre persone”

“Mia madre non avrebbe mai potuto farlo!” (un survivor maschio).

“Mi sento un mostro a pensare queste cose”

Riferimenti

  • Hansen, P.A. (2013). Survivors & Partners. Heron Hill Publishing

Autore/i dell'articolo

Dott.ssa Antonella Montano

Dott.ssa Antonella Montano

  • Fondatrice e Presidente della Onlus Il Vaso di Pandora, la Speranza dopo il Trauma.
  • Psicoterapeuta cognitivo-comportamentale
  • Fondatrice e Direttrice dell’Istituto A.T. Beck per la terapia cognitivo-comportamentale di Roma e Caserta
  • Fondatrice e Vicepresidente CBT-Italia – Società Italiana di Psicoterapia Cognitivo Comportamentale
  • Certified Trainer/Consultant/Speaker/Supervisor dell’ACT (Academy of Cognitive Therapy)
  • MBSR teacher. Expert Yoga Trauma teacher certificata Yoga Alliance®-Italia/International
  • Membro dell’IACP (International Association of Cognitive Psychotherapy)
  • Membro dell’ESTD (European Society for Trauma and Dissociation)

Dott.ssa Roberta Borzì

Dott.ssa Roberta Borzì

  • Componente del comitato scientifico della Onlus Il Vaso di Pandora, la Speranza dopo il Trauma.
  • Psicologa, psicoterapeuta cognitivo-comportamentale.
  • Vanta esperienza clinica in ambito adulto, e si occupa prevalentemente di tutti i disturbi d’ansia, disturbo ossessivo-compulsivo, problematiche sessuali, disturbi di personalità con la Schema Therapy, in cui è formata attraverso training specifici e supervisione con esperti del settore. Ha anche conseguito entrambi i livelli della formazione in EMDR.
  • Socio Fondatore CBT-Italia – Società Italiana di Psicoterapia Cognitivo Comportamentale.

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