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Gli effetti della negazione del trauma subìto. Prima parte

Scappare

La negazione da parte di un survivor (news La lotta contro la negazione: Questo non mi è mai successo. Me lo sono semplicemente inventato) di aver subìto un abuso sessuale infantile può prendere diverse direzioni. Se il survivor è in una relazione, potrebbe semplicemente scappare o trovare scuse per portarla a termine (perché la relazione ha permesso ai sentimenti di emergere). Potrebbe altrimenti creare una serie di storie tutte a breve termine. In questo modo, il survivor riesce a evitare i sentimenti di paura che emergono nello stare in una relazione veramente intima. Nonostante la scusa per finire la relazione possa sembrare artificiale, il partner innamorato potrebbe colpevolizzarsi per alcuni errori non identificati o terribili e interrogare il survivor per individuare quell’errore. Diversamente il partner potrebbe punirsi per tutte le piccole cose che ha fatto o che non ha fatto. Tuttavia, non è questo il vero problema.

“Vai via!”

Un altro pattern che può prendere la negazione di aver subìto un abuso sessuale infantile è il comportamento approcciante-evitante. Il survivor sembra invitare e volere vicinanza e intimità ma, quando ciò avviene, improvvisamente si ritira.

Può anche intraprendere comportamenti sessualmente intimi con molti partner diversi, cercando di creare l’illusione dell’intimità, ma senza condividere alcuna reale vicinanza con nessuno di essi. Questo comportamento sessuale può essere genitale o non-genitale. Per creare distanza, il survivor potrebbe arrivare ad accusare il proprio partner di essere più interessato a qualcun altro e usare questa come scusa per terminare la relazione.

 

Disturbi Alimentari

Durante lo stadio della negazione, se il survivor è bulimico (un disturbo alimentare caratterizzato da abbuffate di cibo seguite da condotte di eliminazione, solitamente vomito o uso di lassativi), avrà maggiori episodi di bulimia. Questo è un mezzo per riempire letteralmente il vuoto emotivo. Essere pieni è un modo per evitare che la paura, la rabbia e altre emozioni emergano. Affrontare i sentimenti di imbarazzo o colpa sull’essere bulimico può convenientemente mascherare l’abuso sessuale. Vale la pena notare che, secondo alcune ricerche recenti, il 90% di tutti i bulimici è stato sessualmente abusato da bambino.

Questo pattern potrebbe essere vero anche per gli anoressici. Se il survivor è anoressico probabilmente andrà incontro a una fase più acuta. Una paziente di 18 anni aveva appena partorito un bambino. Non mangiava ed era gravemente sottopeso. Dopo diverse consulenze, la sua storia è lentamente iniziata ad emergere.
Chiunque presumeva che il padre del bambino fosse il suo ragazzo, ma in realtà non era lui. Non aveva mai dormito con lui. Era il suo patrigno che l’aveva messa incinta. La sua negazione dell’abuso sessuale la stava portando all’anoressia. Così si stava lentamente suicidando.

 

Disturbi Somatici

La negazione può prendere anche direzioni somatiche. I sintomi del corpo emergono sotto forma di malattie più o meno evidenti, più o meno importanti. Se l’abuso viene negato, allora non si prova dolore a livello emotivo. Per questo diventa quindi dolore somatico. Si converte in una forma psicologicamente più accettabile, manifestandosi nel corpo in alcuni modi e in alcuni posti dove risulta legittimato, come spasmi muscolari, infezioni vaginali, mal di schiena cronico, costipazione, ecc. Queste espressioni somatiche sono comuni se l’abuso è stato genitale. Se l’abuso ha avuto una natura più orale (fellatio o cunnilingus), possono emergere infezioni alla bocca. Può anche apparire come comune raffreddore, frequenti disturbi respiratori, sensazioni di nausea e vomito.

Riferimenti

  • Hansen, P.A. (2013). Survivors & Partners. Healing the Relationships of Sexual Abuse Survivors. Heron Hill Publishing

Autore/i dell'articolo

Dott.ssa Antonella Montano

Dott.ssa Antonella Montano

  • Fondatrice e Presidente della Onlus Il Vaso di Pandora, la Speranza dopo il Trauma.
  • Psicoterapeuta cognitivo-comportamentale
  • Fondatrice e Direttrice dell’Istituto A.T. Beck per la terapia cognitivo-comportamentale di Roma e Caserta
  • Fondatrice e Vicepresidente CBT-Italia – Società Italiana di Psicoterapia Cognitivo Comportamentale
  • Certified Trainer/Consultant/Speaker/Supervisor dell’ACT (Academy of Cognitive Therapy)
  • MBSR teacher. Expert Yoga Trauma teacher certificata Yoga Alliance®-Italia/International
  • Membro dell’IACP (International Association of Cognitive Psychotherapy)
  • Membro dell’ESTD (European Society for Trauma and Dissociation)

Dott.ssa Roberta Borzì

Dott.ssa Roberta Borzì

  • Componente del comitato scientifico della Onlus Il Vaso di Pandora, la Speranza dopo il Trauma.
  • Psicologa, psicoterapeuta cognitivo-comportamentale.
  • Vanta esperienza clinica in ambito adulto, e si occupa prevalentemente di tutti i disturbi d’ansia, disturbo ossessivo-compulsivo, problematiche sessuali, disturbi di personalità con la Schema Therapy, in cui è formata attraverso training specifici e supervisione con esperti del settore. Ha anche conseguito entrambi i livelli della formazione in EMDR.
  • Socio Fondatore CBT-Italia – Società Italiana di Psicoterapia Cognitivo Comportamentale.

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