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Trauma e bulimia nervosa

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Il sintomo più comune di disturbo alimentare correlato a una storia di traumi è la presenza di comportamenti bulimici (Brewerton, 2007; Briere & Scott, 2007).

I soggetti affetti da bulimia nervosa si abbuffano di cibo altamente calorico e poi ricorrono a strategie compensatorie, quali vomito, uso di lassativi, eccessiva attività fisica, al fine di minimizzare gli effetti delle abbuffate sul peso corporeo.

Negli Stati Uniti la bulimia si verifica in circa l’1,5% delle donne e lo 0,5% degli uomini (Hudson et al., 2007). I tassi di mortalità per la bulimia sono circa il 2% e la causa di morte è per lo più dovuta a danni esofagei o squilibri elettrolitici (APA, 2013).

Gli obiettivi del trattamento per la bulimia sono quelli di eliminare le modalità alimentari non sane (ad esempio, le abbuffate o le condotte di eliminazione) e aiutare i pazienti a cambiare modi disfunzionali di pensare che innescano i sintomi (NIMH, 2011). La fluoxetina (Prozac) resta l’unico farmaco approvato per il trattamento della bulimia (NIMH, 2011). I pazienti con bulimia spesso rispondono bene al trattamento nel breve termine ma la ricaduta è comune e la bulimia può diventare un disturbo cronico che porta a periodi di ricomparsa di comportamenti di abbuffata o di eliminazione nel corso di molti anni (Quadflieg & Fichter, 2003).

Il trauma infantile si è rivelato una causa principale nello sviluppo di disturbi alimentari con alcuni campioni che rivelano tassi di trauma nel 90% di pazienti afferenti a programmi di cura per disturbi alimentari (Kong & Bernstein, 2009). I pazienti con disturbi alimentari, infatti, sono più a rischio, rispetto a pazienti in cui questi disturbi sono assenti, di avere una storia di trauma, e gli individui con storie traumatiche sono più a rischio di sperimentare modalità alimentari problematiche (Briere & Scott, 2007).

Gli scarsi esiti del trattamento del disturbo alimentare sono molto più spesso riscontrati in individui che sono stati abusati sessualmente o esposti a violenza a un’età molto precoce (Kong & Bernstein, 2009). I terapeuti che lavorano con il trauma e i disturbi alimentari devono conoscere bene il trauma, solitamente sottostante il disturbo alimentare, e procedere con cautela. Spesso possono procedere troppo velocemente nell’elaborazione del trauma e sottostimare il bisogno di un focus anche sulla nutrizione (Brewerton, 2007). Come per le altre dipendenze, i soggetti che hanno una dipendenza da cibo possono apprendere abilità di coping efficaci per ridurre le emozioni sottostanti che li spingono a mangiare, così da non ricorrere più al cibo per lenire la sofferenza emotiva (Brewerton, 2007).

Riferimenti

  • Abel, N.J., O’Brien, J.M. (2015). Treating Addictions with EMDR Therapy and the Stages of Change. Springer Publishing Company 
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