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Anche il mito può aiutare a guarire dal trauma

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Anche i miti possono aiutarci ad affrontare l’enigma del trauma, comprendendone le radici. Come dice Levine (2010), spesso la mitologia, insieme alle neuroscienze, alla psicoterapia, all’abbracciare il corpo in modo esperienziale, ci insegna ad affrontare grandi cambiamenti. A volte, leggendo una storia, un racconto, un mito, questi vanno a toccare i nostri desideri ed emozioni più profondi andando a rivelarci forze e risorse che non sapevamo di possedere. Levine (2010) usa il mito greco di Medusa per catturare la vera essenza del trauma e descrivere il percorso che conduce al cambiamento. Secondo quanto si narra, il suo sguardo aveva il potere di mutare in pietra chi lo avesse incrociato e quindi incuteva terrore sia nei Mortali sia negli Immortali.
Anche il sangue di Medusa aveva poteri magici: quello sgorgato dalla vena sinistra era un veleno mortale, mentre quello della vena destra resuscitava i morti ed il possesso di un suo ricciolo poteva assicurare la vittoria sugli avversari. Perseo, figlio di Zeus e Danae, si rivolse ad Atena, la dea della conoscenza e della strategia militare, perché voleva sconfiggere il demone dalla chioma di serpenti. Atena si limitò a consigliargli semplicemente di non guardarla mai dritta negli occhi. Perseo prese sul serio il suggerimento di Atena e usò lo scudo che portava legato al braccio per riflettere l’immagine di Medusa. Riuscì in questo modo a tagliarle la testa senza guardarla direttamente negli occhi e a evitare di essere trasformato in pietra.

Attraverso questo mito è possibile comprendere dunque che se vogliamo che il nostro trauma venga trasformato, non è necessario affrontarlo in modo diretto. Se a volte tentiamo di ricordarlo o volerlo incontrare faccia a faccia, allora Medusa, come è tipico della sua natura, ci pietrificherà.

In un’altra versione dello stesso mito, Perseo raccoglie dalla ferita di Medusa due gocce di sangue che versa in due ampolle. Come abbiamo detto, la goccia contenuta in un’ampolla ha il potere di uccidere, quella contenuta nell’altra ha il potere di resuscitare i morti e ripristinare la vita. Qui viene rivelata la doppia natura del trauma. In primo luogo, viene portata alla luce la sua potenzialità distruttiva di derubare le vittime della capacità di vivere e godere la vita. Ma il paradosso è che, oltre al potere di distruggere, il trauma ha anche quello di trasformare e risuscitare.

L’insegnamento è, dunque, che il trauma può essere una Medusa crudele e punitiva ma anche un veicolo che consente di librarsi verso le altezze della trasformazione e della padronanza. Dipende, dunque, dal modo in cui lo affrontiamo.

Anche se il trauma è stato parte della nostra vita, non deve essere però una condanna all’ergastolo.

 

Riferimenti

  • Hillman, J. (2014). Figure del mito. Milano: Adelphi
  • Levine, P.A. (2010). Somatic Experiencing. Esperienze somatiche nella risoluzione del trauma. Roma: Astrolabio
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