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Disturbo di depersonalizzazione e/o derealizzazione e abuso sessuale infantile

Esperienze traumatiche infantili come l’abuso sessuale, fisico o emotivo possono causare la presenza di esperienze di depersonalizzazione e/o derealizzazione nell’adulto. Evidenze scientifiche, infatti, confermano che esperienze traumatiche e di abuso sono correlate alla presenza di questo disturbo (Aponte-Soto et al., 2019).

La depersonalizzazione è un’alterazione nella percezione e nell’esperienza di sé che determina una sensazione di distacco, per cui la persona diventa osservatrice dei propri processi mentali e del proprio corpo. Tale estraneazione da se stessa provoca una sensazione soggettiva che la porta a percepirsi come se fosse un automa o come se stesse vivendo un sogno. Talvolta la persona può sentire il proprio sé diviso in due parti, una che osserva e una che partecipa.

La depersonalizzazione è caratterizzata da: esperienze di irrealtà, di distacco, di essere un osservatore esterno rispetto ai propri pensieri, sentimenti, sensazioni, corpo o azioni (p.e., alterazioni percettive, senso del tempo distorto, senso di sé irreale o assente). Pensieri tipici associati alla depersonalizzazione sono: “Non ho identità; So di avere sentimenti ma non li sento; I miei pensieri non sembrano miei; Ho la testa ovattata” (APA, 2013).

La derealizzazione è un’esperienza relativa al mondo esterno, che appare strano, distorto e irreale agli occhi dell’individuo. Quest’ultimo, dunque, sperimenta un distacco nei confronti delle persone, degli oggetti e dell’ambiente che lo circonda.

La derealizzazione è caratterizzata da: esperienze di irrealtà o distacco rispetto all’ambiente circostante (per es., persone o oggetti vengono percepiti come irreali, onirici, nebbiosi, inanimati, deformati visivamente, meccanici). La persona può sentirsi come se si trovasse in una nebbia o in una bolla e come se ci fosse un velo o una parete di vetro tra sé e il mondo circostante. La derealizzazione, inoltre, può essere accompagnata da distorsioni visive (p.e., offuscamento o ampliamento/restringimento del campo visivo, alterazione nella percezione di taglia/forma degli oggetti) e/o uditive (p.e., attenuazione e/o amplificazione dei suoni; APA, 2013).
Durante entrambi gli stati l’esame di realtà rimane intatto.

La differenza sostanziale tra i due fenomeni, quindi, è che la depersonalizzazione è il distacco da se stessi, dal proprio “essere”, dal proprio corpo, dai propri sentimenti, mentre la derealizzazione è il distacco dalla realtà e dal mondo esterno e circostante.

Studi effettuati negli Stati Uniti, Canada, Inghilterra, Turchia e Germania hanno rilevato una prevalenza del disturbo di circa il 3%. L’incidenza è uguale negli uomini e nelle donne, con una prevalenza di insorgenza entro i 20 anni. Si presenta spesso in comorbilità con PTSD, disturbi d’ansia, depressione maggiore e disturbo bipolare (Bourget et al., 2017).

Valutazioni neuropsicologiche hanno riscontrato che persone con questo disturbo hanno problemi di attenzione, memoria a breve termine, ragionamento spazio-temporale.

La depersonalizzazione e la derealizzazione rappresentano delle strategie difensive per i bambini che crescono in ambienti violenti, traumatizzanti, che producono paura e senso di impotenza costante, perché proprio quella perdita di contatto con sé e con il mondo consente di diminuire la sofferenza che provano (Spiegel et al., 2011). Sottraendosi mentalmente da se stesse e dalla realtà, le vittime possono proteggersi dal dolore troppo intenso provocato dall’abuso fisico, sessuale e/o emotivo.

L’ingresso in uno di questi due stati durante l’esperienza traumatica, infatti, rappresenta una strategia di regolazione e di fronteggiamento dell’intensa attivazione fisiologica che si presenta nel momento in cui la vittima (quando è ancora consapevole di ciò che le sta accadendo) inizia a “processare” (elaborare) gli stimoli e le informazioni ambientali che vengono interpretati come pericolosi e fonte di sofferenza. Questa risposta difensiva che si scatena durante l’evento traumatico, nel corso del tempo, sarà poi generalizzata ed estesa ad altre situazioni e stimoli associati (ma anche non associati) al trauma passato (Lanius et al., 2012).

Lo studio di Thomson e Jaque (2018) ha rilevato che le persone con alti livelli di depersonalizzazione presentavano più esperienze traumatiche infantili, ma anche un maggior numero di eventi traumatici in età adulta, alti livelli di ansia, ipereccitabilità emotiva e utilizzavano delle strategie di fronteggiamento meno adattive sotto stress.

Bradley e collaboratori (2018) hanno riscontrato che, tra 109 bambini sopravvissuti ad abusi sessuali infantili, le difficoltà nella regolazione delle emozioni di tristezza, disgusto e paura possono determinare maggiori livelli di derealizzazione, che a sua volta alimenta la gravità dei sintomi del PTSD.

I trattamenti raccomandati sono l’EMDR, la TCC centrata sul trauma, interventi basati sulla Mindfulness e il trattamento a più fasi della dissociazione strutturale.

Riferimenti

  • American Psychiatric Association. (2013). Diagnostic and statistical manual of mental disorders: DSM-5. Washington, D.C.: American Psychiatric Association.
  • Aponte-Soto M.R., Martínez-Taboas A., Vélez-Pastrana M.C., González R.A. (2019). The relationship between interpersonal abuse and depersonalization experiences. Revista Puertorriquena De Psicologia, 30(1): 48-59.
  • Bourget D., Gagne´ P. & Floyd Wood S. (2017). Dissociation: Defining the Concept in Criminal Forensic Psychiatry. J Am Acad Psychiatry Law, 45: 147-160.
  • Bradley A., Karatzias T. & Coyle E. (2018). Derealization and Self-harm Strategies are used to Regulate Disgust, Fear, and Sadness in Adult Survivors of Childhood Sexual Abuse. Clinical Psychology & Psychotherapy, 26, 94-104.
  • Lanius, R.A., Brand, B., Vermetten, E., Frewen, P.A. & Spiegel, D. (2012). The dissociative subtype of posttraumatic stress disorder: rationale, clinical and neurobiological evidence, and implications. Depression and Anxiety, 29: 701-708.
  • Spiegel, D., Loewenstein, R.J., Lewis-Fernandez, R., Sar, V., Simeon, D., Vermetten, E., Etzel Cardena, E. & Dell, P.F. (2011). Dissociative disorders in DSM-5. Depression and Anxiety, 28: 824-852.
  • Thomson P. & Jaque V. (2018). Depersonalization, adversity, emotionality, and coping with stressful situations. Journal of Trauma & Dissociation, 19(2): 143-161.
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