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Attraverso la pratica di consapevolezza Mindfulness favoriamo un senso di calma corporea

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Non sempre quando decidiamo di praticare la Mindfulness, abbiamo la chiarezza di quanto la posizione seduta, fin dal primo momento in cui la assumiamo, possa incidere sulla qualità della meditazione. Eppure è un dato reale. Quando manteniamo il corpo in una posizione particolare, questa darà immediatamente inizio a nuove esperienze.

La posizione seduta che noi assumiamo e che tra poco vi verrà descritta aiuta sicuramente a ridurre i pensieri e a rimuovere gli ostacoli che la mente porta, ad esempio la distrazione.

In questo modo ci potremo connettere più facilmente con la natura della mente e ci potremo dimorare.

Quando ci apprestiamo a svolgere la meditazione (Tenzin Wangyal Rinpoche, 2012, p.60):

  1. La posizione da assumere prevede di sedersi a gambe incrociate su un apposito cuscino, chiamato zafu. Questa postura favorisce un calore interiore che ci permette di sostenere le esperienze negative più profonde e ci regala un profondo senso di benessere e beatitudine.
  2. Inoltre raccogliamo le mani in grembo, mettendole circa 4 dita sotto l’ombelico, con i palmi rivolti verso l’alto e la mano sinistra poggiata sulla destra. Questa posizione delle mani favorisce lo stato di equilibrio meditativo e la chiarezza che da questo scaturisce, diminuendo l’attività giudicante della mente e il senso di separazione o disconnessione dal tutto, donandoci l’esperienza di essere, invece, interconnessi.
  3. E’ anche importante mantenere la schiena dritta ma al contempo rilassata. Questo favorirà la nostra apertura e il nostro ascolto.
  4. Infine, portare il mento verso il basso e rientrarlo leggermente favorirà l’allungamento della parte posteriore del corpo e anche questo calmerà i pensieri.
  5. Tenere il petto in fuori permetterà di respirare liberamente e aprirà il nostro cuore a esperienze di gentilezza amorevole.

E così, giorno dopo giorno, imparando a meditare in questa posizione, si potrà calmare la mente piena di sofferenza, di pensieri disordinati, di emozioni disregolanti e di immagini mentali dolorose.

Riferimenti

  • Tenzin Wangyal Rinpoche (2012). Gli Yoga tibetani di corpo, parola e mente. Astrolabio Ubaldini.
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