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LGBT e abuso

La ricerca ha evidenziato che bassi livelli di benessere psicologico e alti livelli di disagio sono particolarmente comuni tra gli adulti che si identificano come lesbiche, gay o bisessuali in confronto ai propri corrispettivi eterosessuali (Semlyen et al., 2016), mentre l’Institute of Medicine (2011) e Healthy People 2020 (2014; 2015; 2016) hanno evidenziato che mediamente gli individui LGB sono esposti a un numero superiore di fattori di rischio, per la salute sia mentale sia fisica, rispetto alle persone eterosessuali. Tali fattori di rischio comprendono maggiore esposizione ad aggressioni fisiche e verbali, abusi sessuali e bullismo omofobico, nonché discriminazione da parte delle istituzioni, che si manifesta ad esempio nella privazione dei diritti sociali garantiti agli eterosessuali e nella presenza di maggiori ostacoli che impediscono il raggiungimento di obiettivi personali, accademici e professionali.

Ad avere un impatto negativo sulla salute mentale di queste persone sarebbe, infatti, la presenza di uno stigma sessuale interiorizzato, definito come l’insieme di credenze, attribuzioni disfunzionali e affetti negativi circa l’orientamento omosessuale e bisessuale che l’individuo ha appreso all’interno del contesto familiare e sociale, generalmente a partire dall’infanzia. L’interiorizzazione di questo stigma fa sì che le persone LGB provino, a livello più o meno consapevole, ansia, disgusto, sensi di colpa, vergogna, avversione, paura e disagio nei confronti dell’esperienza omosessuale e bisessuale, che in alcuni casi si traduce in un rifiuto del proprio orientamento sessuale.

Al di là delle conseguenze estremamente negative associate all’omofobia interiorizzata, per alcune persone il vivere in un contesto che le discrimina sulla base del loro orientamento sessuale può assumere delle connotazioni decisamente traumatiche, ossia i suoi effetti possono essere assimilabili, quanto a cronicità e gravità, a quelli di altre esperienze generalmente riconosciute come ”traumi”. In questi casi, si parla di Homophobia-Related Trauma, trauma associato all’omofobia (Goodwin, 2014).

Oltre a questo, una significativa mole di dati empirici ha mostrato che le persone gay, lesbiche e bisessuali riportano in percentuali maggiori le cosiddette Adverse Childhood Experiences (ACE) rispetto agli adulti eterosessuali e, allo stesso tempo, hanno probabilità più alte di averne subìto forme multiple (Andersen e Blosnich, 2013; McLaughlin et al., 2012; Zietsch et al., 2012).

Pertanto, le persone omosessuali, quando sono anche sopravvissute ad abusi sessuali, hanno un doppio carico da portare: da un lato si sentono diverse, sbagliate, difettate in quanto gay e lesbiche, a causa dell’omofobia interiorizzata, dall’altro sperimentano emozioni quali vergogna e senso di colpa perchè vittime di abuso e trauma. È come se provassero una doppia vergogna, per essere omosessuali e per essere stati abusati. Di conseguenza, le emozioni negative quali vergogna, vulnerabilità e comportamenti disfunzionali quali ipervigilanza, isolamento, segretezza, difficoltà nelle relazioni, dissociazione, ecc. conseguenti all’omofobia sociale e interiorizzata vengono ulteriormente amplificati dalle emozioni procurate dall’abuso subìto. Questo li rende ancora più insostenibili. Vediamoli nel dettaglio.

Difficoltà nelle relazioni

I bambini abusati crescono percependosi diversi dai loro pari. Si sentono spesso inadeguati quando cercano di instaurare o mantenere relazioni, perché continuano a credere, anche inconsapevolmente, di non potersi fidare di nessuno e che la vicinanza sia un precursore dell’abuso.

La mancanza di validazione delle relazioni gay e lesbiche da parte delle principali forme di aggregazioni quali la famiglia, gli amici, i pari, la società, sminuisce la qualità di queste relazioni. Imparare a nascondere il proprio orientamento sessuale rende difficile condividerlo con quella profonda intimità che è fondamentale per una solida relazione interpersonale.

Nascondere l’abuso subito e il proprio orientamento rende queste difficoltà insostenibili perché accresce il senso di diversità e inadeguatezza e inficia la qualità delle relazioni con gli altri significativi e per la sfiducia non ne rende possibile la vicinanza.

Vergogna

La vergogna è l’emozione alla base di ogni abuso. Porta a credere che i pensieri, le emozioni, i comportamenti, la persona nella sua interezza, siano profondamente sbagliati. Le convinzioni sottostanti alla vergogna sono quelle di essere una brutta persona, immorale, profondamente sbagliata, difettosa, cattiva, non amabile. Molte delle vittime dell’abuso non hanno consapevolezza di quanto la vergogna possa portare, nella sua massima intensità, anche a esperienze di depersonalizzazione, dissociazione e ottundimento.

Poichè la cultura dominante definisce l’eterosessualità come “normale” e l’omosessualità come “devianza”, molti gay e lesbiche crescono, molto spesso prima ancora di avere la piena coscienza del proprio orientamento, imparando ad avere paura e a disprezzare l’omosessualità. Quindi, via via che cominciano ad  avere consapevolezza del proprio orientamento sessuale, si trovano a dover superare i propri sentimenti interiorizzati di vergogna. I gay e le lesbiche, però, non pensano che il proprio orientamento sessuale sia ascrivibile a una loro colpa, quando non sono stati abusati. Se, invece, sono vittime di un abuso, come tutte le persone abusate, pensano di essere i responsabili di quanto subito.

Isolamento

Il bambino che è stato abusato sessualmente è di solito preoccupato che non sarà creduto. Gli abusatori inoltre tendono a tenere le vittime fisicamente isolate dai pari.

L’omofobia sociale scoraggia i gay e le lesbiche dalla loro espressione e questo massimizza l’isolamento e fa sì che si separino dalla cultura eterosessuale dominante. Per stare tranquilli per loro diventa più facile legarsi ad altri omosessuali. Purtroppo per gli omosessuali che hanno subito un abuso questo isolamento è ancora più marcato perché la vergogna dell’esperienza di cui sono stati vittime si aggiunge al fardello dell’omofobia, portandoli a emarginarsi ulteriormente.

Segretezza

Molti abusatori usano minacce reali o implicite in modo da costruire una rete di segretezza che protegga l’abuso dall’essere scoperto. La vittima si sente la responsabilità di non voler ferire, dispiacere o distruggere la presunta pace e tranquillità familiare. Si sforza in questo modo di apprendere dei comportamenti adattivi che contribuiscano a “proteggere il segreto” dell’abuso.

La cultura omofobica ha investito un’energia considerevole a tenere l’omosessualità segreta. I gay e le lesbiche imparano sin da bambini che l’omosessualità è sbagliata e, di conseguenza, tengono nascosto il proprio orientamento sessuale. Per i condizionamenti omonegativi ricevuti dalla società, imparano quindi che svelare il proprio orientamento sessuale potrebbe avere ripercussioni drammatiche su di loro e su chi li circonda. Gli omosessuali che sono stati anche vittime di abuso sessuale sentono di non potersi aprire con nessuno perché rischierebbero di uscire allo scoperto ed esporsi a una duplice vergogna e questo per loro è insopportabile.

Apertura

La vittima si sente la responsabilità di non voler ferire, dispiacere o distruggere la presunta pace e tranquillità familiare. Si sforza in questo modo di apprendere dei comportamenti adattivi che contribuiscano a “proteggere il segreto” dell’abuso.

Anche i gay e le lesbiche, per i condizionamenti omonegativi ricevuti dalla società, imparano che svelare il proprio orientamento sessuale può avere ripercussioni drammatiche su di loro e su chi li circonda.

Ipervigilanza

I bambini abusati imparano nel tempo a stare attenti a tutti i possibili segnali di pericolo, per anticipare ogni imprevisto. Alla fine, una volta adulti, quest’ipervigilanza diventa una seconda natura e viene incorporata come una parte normale del proprio comportamento.

I gay e le lesbiche che non accettano il proprio orientamento, a causa dell’omofobia interiorizzata, e quindi non lo svelano, imparano a essere ipervigili nelle interazioni sociali e lavorative nel timore che qualcuno possa sospettare qualcosa e discriminarli od offenderli. Molti temono che il loro orientamento sessuale possa essere rivelato ad altri o in situazioni con pericolose ripercussioni, ad esempio la perdita di lavoro. I gay e le lesbiche vittime di abuso vivono una realtà in cui vi è un doppio segreto da nascondere e questo li porta a essere continuamente allerta, evitanti e diffidenti.

Vulnerabilità

I bambini nascono con un senso di vulnerabilità dato dalla loro stessa natura, l’innocenza. Quando vengono violati i confini di questa innocenza, i bambini non hanno gli strumenti per realizzare che stanno subendo un’esperienza di abuso e che il comportamento che stanno infliggendo loro è inappropriato.

La vulnerabilità dei gay e delle lesbiche risiede nella paura di diventare il bersaglio di pregiudizio e odio, a causa dell’omofobia sociale. Poiché la disapprovazione dell’omosessualità è di solito accettata come il normale e atteso ordine sociale, molte persone non notano nemmeno i modi in cui i gay e le lesbiche imparano a convivere con questa accresciuta vulnerabilità come fosse routine nella loro esperienza di vita. Gli omosessuali che hanno subito un abuso sessuale poi sentono di essere doppiamente esposti perché la vulnerabilità dell’esperienza subita si aggiunge a quella data dall’orientamento sessuale.

Intimità

I bambini abusati crescono percependosi diversi dai loro pari. Si sentono spesso inadeguati quando cercano di instaurare o mantenere relazioni, perché continuano a credere, anche inconsapevolmente, che la vicinanza sia un precursore dell’abuso.

La mancanza di validazione delle relazioni gay e lesbiche da parte delle principali forme di aggregazioni quali la famiglia, gli amici, i pari, la società, sminuisce la qualità di queste relazioni. Imparare a nascondere il proprio orientamento sessuale rende difficile condividerlo con quella profonda intimità che è fondamentale per una solida relazione interpersonale.

Dissociazione

La dissociazione è una delle strategie più comuni usate dalle vittime di abuso sessuale. A volte è necessaria per affrontare la sofferenza fisica che può accompagnare l’esperienza di abuso. Altre volte aiuta la vittima a gestire il profondo sconvolgimento emotivo provocato dall’abuso. Spesso, la dissociazione diventa anche uno strumento utile attraverso cui il sopravvissuto può aiutarsi a proteggere il segreto dell’abuso per la vergogna di doverlo ammettere.

Anche alcuni gay e lesbiche possono imparare la dissociazione a un’età precoce come strategia per sopravvivere alla derisione nel contesto della cultura dominante che è marcatamente eterosessista. I bambini, ad esempio, possono apprendere a dissociarsi dai propri sentimenti di attrazione verso lo stesso sesso quando cominciano a comparire. Nel caso in cui i gay e le lesbiche abbiano subito un abuso sessuale la situazione è ancora più problematica e complica gli aspetti dissociativi rendendoli più marcati e pervasivi.

Riferimenti bibliografici

  • Andersen, J.P., & Blosnich, J. (2013). Disparities in adverse childhood experiences among sexual minority and heterosexual adults: Results from a multistate probability-based sample. PloS one, 8(1), e54691.
  • Goodwin, E.L. (2014). The Long-Term Effects of Homophobia-Related Trauma for LGB Men and Women. Counselor Education Master’s Thesis. Paper 160.
  • Healthy People 2020 (2014; 2015; 2016). Lesbian, Gay, Bisexual, and Transgender Health. Retrieved April, 2019 from: https://www.healthypeople.gov/2020/topics-objectives/topic/lesbian-gay-bisexual-and-transgender-health.
  • Institute of Medicine (2011). The health of lesbian, gay, bisexual, and transgender people: Building a foundation for better understanding. Washington, DC: The National Academies Press.
  • McLaughlin, K.A., Hatzenbuehler, M.L., Xuan, Z., & Conron, K.J. (2012). Disproportionate exposure to early-life adversity and sexual orientation disparities in psychiatric morbidity. Child Abuse & Neglect, 36(9), 645-655.
  • Semlyen, J., King, M., Varney, J. & Hagger-Johnson, G. (2016). Sexual orientation and symptoms of common mental disorders or low wellbeing: Combined meta-analysis of 12 UK population health surveys. BMC Psychiatry, 16(1), 67.
  • Zietsch, B.P., Verweij, K.J., Heath, A.C., Madden, P.A., Martin, N.G., Nelson, E.C., et al. (2012). Do shared etiological factors contribute to the relationship between sexual orientation and depression? Psychological Medicine, 42(3), 521-532.
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