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Trauma

Cos’è il Trauma

Il concetto di trauma ha origini antiche e compare nei saggi e negli scritti di tutte le culture del mondo e nelle diverse epoche storiche. Gli uomini si sono sempre interrogati sulle caratteristiche essenziali e specifiche per definire il fenomeno, sugli effetti sui sopravvissuti e sui trattamenti d’intervento. Indipendentemente dalla complessità e dalla molteplicità delle sue manifestazioni, il trauma ha degli elementi stabili che lo contraddistinguono come un’esperienza soverchiante, spaventosa e che cambia la vita delle persone (Emerson, 2015).

Dalla fine degli anni Settanta gli approcci alla salute mentale iniziano a considerare il trauma una causa specifica di un particolare disturbo psicologico che può essere trattato.

Emergono e si delineano, così, delle specifiche categorie diagnostiche legate al trauma, collegate tra loro, distinte e indipendenti per il diverso impatto sui sopravvissuti.

Cos’è il disturbo da stress post-traumatico

Il disturbo da stress post-traumatico (Post-Traumatic Stress Disorder PTSD) è l’unica diagnosi ufficiale (inserita nel DSM-III nel 1980 e tuttora presente nel DSM-5 del 2013) che descrive gli effetti psicologici e fisici direttamente associati al trauma. La diagnosi di PTSD fa riferimento ai sintomi che insorgono a partire dall’esposizione a eventi traumatici.

1 Sintomi di ri-esperienza:
  • Flashbacks—vivere il trauma più volte, con sintomi fisici quali tachicardia e sudorazione
  • Incubi
  • Pensieri spaventosi

2 Sintomi di evitamento:

  • Stare lontani da luoghi, eventi o oggetti che ricordano l’esperienza
  • Sentirsi emotivamente insensibili
  • Provare colpa, depressione o preoccupazione
  • Perdere interesse in attività che nel passato erano piacevoli
  • Avere difficoltà a ricordare l’evento

3 Sintomi di iperattivazione:

  • Sobbalzare facilmente
  • Sentirsi tesi o agitati
  • Avere difficoltà a dormire e/o scoppi di ira

Il trauma non ha una natura specifica, perché potrebbe essere un incidente d’auto, uno tsunami, un abuso sessuale infantile, ecc.

Pertanto, ciò che manca nella diagnosi di PTSD è la definizione del contesto, della frequenza e della tipologia del trauma. In base a queste caratteristiche, infatti, si possono distinguere due grandi categorie di traumi. La prima viene detta Trauma con la T maiuscola o “grandi” traumi, e fa riferimento a tutte quelle esperienze estreme in cui la vittima sperimenta una minaccia grave alla propria (o altrui) incolumità fisica, esperienze che, spesso, sono frequenti e reiterate nel tempo. La seconda categoria viene detta trauma con la t minuscola o “piccoli” traumi, ovvero tutti gli eventi che vengono percepiti come meno pericolosi e catastrofici.

L’attenzione prestata al contesto in cui si verifica l’esperienza traumatica e la reiterazione nel tempo dell’evento hanno consentito di delineare degli specifici disturbi associati al trauma.

Se vuoi un ulteriore approfondimento sulla complessità del quadro clinico del PTSD, visita la sezione relativa a Judith Herman.

Il disturbo da stress post-traumatico complesso (Complex Post-Traumatic Stress Disorder – CPTSD), detto anche disturbo da stress estremo non altrimenti specificato (Disorder of Extreme Stress Not Otherwise Specified – DESNOS), si riferisce al complesso quadro sintomatologico che possono presentare le vittime di traumi gravi, costanti o ripetuti nel tempo e che hanno interessato la sfera emotiva, fisica o sessuale. I problemi che insorgono con il passare del tempo sono: incapacità di gestire emozioni intense, quali rabbia, paura, vergogna, colpa, ecc., e di controllare i propri impulsi, alterazione degli stati di coscienza, isolamento sociale, disturbi del sonno, dipendenze, attacchi di panico, depressione, disturbi dell’alimentazione, disturbi sessuali, sintomi fisici cronici non riconducibili a cause mediche, somatizzazione,  depersonalizzazione e derealizzazione.

Molto spesso a soffrire di sintomi che rientrano in questa categoria sono persone che hanno subìto abusi sistematici durante l’infanzia, ma anche durante l’adolescenza e l’età adulta. Questa lunga vittimizzazione si verifica per la presenza di effetti “a cascata” sulla persona per cui, a partire dall’esposizione ai primi eventi traumatici, inizia a sperimentare pensieri, emozioni e comportamenti che, senza esserne consapevole, la espongono ancora di più a ulteriori traumi (Spinazzola et al., 2013). Un esempio rappresentativo di questi effetti a cascata è il caso ipotetico di un bambino che viene abusato/maltrattato a casa, e che per questa ragione salta regolarmente la scuola perché non vuole che qualcuno veda, ad esempio, le sue contusioni. E’ possibile, allora, che per le ripetute assenze venga bocciato e debba recuperare l’anno. A questo punto potrebbe diventare oggetto di discriminazione e ostracismo da parte dei pari, oltre a essere giudicato negativamente dagli adulti. Ciò, dunque, potrebbe indurre la messa in atto di comportamenti, ad esempio antisociali, da parte del bambino.

Un’altra categoria diagnostica non ufficiale è il disturbo traumatico dello sviluppo (Developmental Trauma Disorder – DTD) che si riferisce ai sintomi complessi manifestati dai bambini che subiscono ripetutamente dei traumi interpersonali (quindi nel contesto delle relazioni). Tra la molteplicità di sintomi che questi bambini presentano i più importanti sono: problemi di attenzione, concentrazione e memoria, perdita di contatto con la realtà, comportamenti aggressivi e violenti verso gli altri (DRA/DSED), disregolazione emotiva (DRA/DSED), basso controllo degli impulsi (DRA/DSED), sospettosità e diffidenza, ecc. Il DTD, dunque, è l’espressione di tutti gli effetti negativi (cognitivi, fisici, emotivi e comportamentali) sullo sviluppo del bambino delle esperienze traumatiche precoci e ripetute nel tempo.

Per concludere, vi è un ultimo disturbo che risulta particolarmente legato al trauma. Si tratta del

disturbo dissociativo dell’identità (Dissociative Identity Disorder – DID), una categoria diagnostica ufficiale i cui sintomi insorgono a causa di una mancata elaborazione del trauma. Le manifestazioni sintomatologiche principali sono: sensazioni di distacco da se stessi (identità, corpo, pensieri, emozioni, ecc.), vuoti di memoria ricorrenti, allucinazioni, flashback in cui si rivive improvvisamente l’evento traumatico, atti di auto-lesionismo. La risposta dissociativa è legata all’esperienza traumatica perché la vittima, in una situazione di estrema sofferenza e pericolo, cerca di allontanarsi e proteggersi bloccando la consapevolezza di sé e dell’ambiente circostante, strategia difensiva che utilizzerà ogni volta che sarà esposta a stimoli (sensazioni fisiche, immagini, suoni, situazioni, ecc.) interpretati come minacciosi o collegati ai traumi subiti.

Potresti non avere la certezza di aver subito un abuso sessuale, potresti non sapere che quello che provi oggi è causato da una grande sofferenza che non ricordi. Ti sarà utile leggere la sezione “sono vittima di abuso?” per dare un significato alle tue sensazioni fisiche ed emotive.

Se vuoi un ulteriore approfondimento su questa tematica, visita il Centro Studi sul Trauma e Abuso dell’Istituto A.T. Beck.

Se vuoi conoscere la differenza tra stupro, abuso sessuale e violenza sessuale vai alla pagina “Abuso sessuale“.

Riferimenti

  • Emerson, D. (2015). Trauma-Sensitive Yoga in Therapy. Bringing the body into treatment.
    W.W. Norton & Company.
  • Spinazzola, J., Habib, M., Knoverek, A., Arvidson, J., Nisenbaum, J., Wentworth, R. & Kisiel, C. (2013). The heart of the matter: Com- plex trauma in child welfare. CW360° Trauma-Informed Child Wel- fare Practice.
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