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Disturbo Narcisistico di Personalità (DNP)

Funzionamento

Il Disturbo Narcisistico di Personalità (DNP) interessa circa il 6% della popolazione e caratterizza maggiormente (nel 50-75% dei casi) il sesso maschile (APA, 2014). È stato, però, suggerito che le tematiche narcisistiche potrebbero essere esperite dagli uomini e dalle donne in modo diverso (Montano, Borzì, 2019).

Le caratteristiche tipiche del DNP sono la grandiosità manifestata o celata, l’autostima instabile e fragile, con tentativi di regolarla tramite la ricerca di attenzione, approvazione, ammirazione. Ciò inizia entro la prima età adulta ed è presente in svariati contesti (APA, 2014).

La persona narcisista è tormentata da un tiranno interno, oppressa da un’imposizione permanente: l’obbligo è quello di primeggiare, risplendere, brillare, l’abisso pronto a risucchiarla alla minima imperfezione, alla più impercettibile deviazione dall’eccellenza.

La facciata è fatta di sicurezza, grandiosità, altezzosità, disprezzo verso i rivali, freddezza emotiva. Dietro le quinte, spente le luci dei riflettori, emerge un’esperienza di fragilità, annichilimento, vuoto, noia, mancanza di senso. Puntare alla vetta per fuggire dall’abisso, questa è la ricetta del narcisista.

Non funziona, nel fare ciò non assapora il gusto genuino della vita. Le fantasie di grandezza e l’estremo bisogno di ammirazione sono centrali in questo disturbo, ma non sono gli unici aspetti rilevanti (Carcione, Semerari, 2017; Dimaggio, 2016; Dimaggio, Montano, Popolo, Salvatore, 2013; Dimaggio, Ottavi, Popolo, Salvatore, 2019; Dimaggio, Semerari, 2003).

Profilo evolutivo del DNP e Trauma

Nessuno può, ad oggi, affermare con certezza assoluta quale percorso evolutivo, quale combinazione di geni e aspetti ambientali, conduca un bambino a sviluppare un disturbo narcisistico di personalità.

Condizioni di partenza simili possono portare a esiti molto differenti tra loro e viceversa. Ci sono, però, svariate ipotesi, frutto delle ricostruzioni dei clinici rispetto alla storia di sviluppo dei pazienti narcisisti.

Una prima ipotesi è quella di un bambino che cresce in una famiglia in cui tutto ruota intorno al successo e al riconoscimento, in cui la grandiosità del bambino viene annaffiata abbondantemente minuto per minuto, giorno dopo giorno. Nessuno è speciale quanto lui, nessuno alla sua altezza. Ogni minimo insuccesso, ogni deviazione dalla perfezione, sono però categoricamente proibiti, pena il disappunto e la profonda delusione dei genitori.

Il bambino respira nell’aria la competizione, inala dosi massicce di agonismo, il messaggio che riceve è che nulla conta fuorché vincere, tutto il resto è insignificante. La sorgente del gioco e della curiosità prosciugata, le richieste di cure, affetto e vicinanza del tutto ignorate e disprezzate dai genitori.

La seconda strada è quella stile Scarface, del narcisismo come reazione alle avversità della vita, ad un mondo duro, spietato, che però non è riuscito a schiacciare, a sottomettere la persona, l’urlo della vittoria e un’onnipotenza che va pacchianamente esibita.

Il terzo percorso riguarda quei casi in cui al bambino è stato negato di abbandonarsi al gioco, potersi rotolare nel fango, combinare guai, gli è stato cioè negato di assaporare il gusto di un’infanzia spensierata. L’inversione dei ruoli: sorreggere, ad un’età in cui vorrebbe essere sorretto, il peso della famiglia; occuparsi di genitori che non riescono a prendersi cura di loro stessi, sofferenti; proteggersi da genitori minacciosi, che hanno lo sguardo di chi vuol fare del male.

Il bambino, dunque, si equipaggia per tenere questo peso fra le mani, fa tutto ciò che serve per tirare avanti, incluse lodi e l’attribuzione di riconoscimenti che, invece, avrebbe avuto bisogno di rintracciare nello sguardo fiero dei genitori. Tale contesto produce nel bambino un inappropriato senso di forza che poi, con il tempo, potrebbe trasformarsi in narcisismo.

Infine, un’altra ipotesi è quella che il narcisismo sia il prodotto della battaglia contro una famiglia con poche ambizioni. La ribellione a uno stile di vita piatto, misero, fatto di stenti, famiglie in cui la sana ambizione non è stata minimamente sostenuta. Il bambino, quindi, cresce percependo la scarsa fiducia dei genitori nelle sue qualità: la vita, a quel punto, diventa una lotta affinché tali capacità vengano riconosciute, una battaglia per dimostrare il proprio valore (Benjamin, 1999; Dimaggio, 2016).

Sebbene siano state evidenziate molteplici dinamiche connesse con lo sviluppo del narcisismo patologico (ad esempio le alte aspettative genitoriali, le modalità educative, i fattori ereditari), il trauma dello sviluppo sembra essere un fattore importante. Una storia costellata da eventi traumatici, quali abuso fisico, sessuale, trascuratezza, rappresenta, infatti, un fattore di rischio per lo sviluppo di un DNP (Padilla et al., 2011).

Inoltre, altri autori hanno evidenziato come persone affette da disturbo narcisistico, le quali avevano subìto abusi, maltrattamenti, oltre a essere state esposte a trascuratezza durante l’infanzia, hanno sviluppato in età adulta tutta una gamma di sintomi che includono un forte calo dell’umore, fino alla depressione, perfezionismo, vergogna e aggressività auto ed eterodiretta (Fjermestad-Noll et al., 2020).

Trattamento

La TMI (Terapia Metacognitiva Interpersonale), la Schema Therapy  e la TCC (Terapia Cognitivo-Comportamentale) rappresentano un trattamento efficace anche per i sopravvissuti al trauma che presentano il DNP, oltre agli approcci terapeutici specifici per il trauma.

Riferimenti

  • American Psychiatric Association (2014). DSM-5: Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali. Raffaello Cortina, Milano.
  • Benjamin, L.S. (1999). Diagnosi interpersonale e trattamento dei disturbi di personalità. Las, Roma.
  • Carcione, A., Semerari, A. (2017). Il narcisismo e i suoi disturbi. Eclipsi, Firenze.
  • Dimaggio, G. (2016). L’illusione del narcisista. Baldini&Castoldi, Milano.
  • Dimaggio, G., Montano, A., Popolo, R., Salvatore, G. (2013). Terapia metacognitiva interpersonale dei disturbi di personalità. Raffaello Cortina, Milano.
  • Dimaggio, G., Ottavi, P., Popolo, R., Salvatore, G. (2019). Corpo, immaginazione e cambiamento. Terapia metacognitiva interpersonale. Raffaello Cortina, Milano.
  • Dimaggio, G., Semerari, A. (2003). I disturbi di personalità. Modelli e trattamento. Editori Laterza, Bari-Roma.
  • Emerson, D. (2015). Trauma-Sensitive Yoga in Therapy. Bringing the Body into Treatment. WW Norton & Company, New York.
  • Fjermestad-Noll, J., Ronningstam, E., Bach, B.S., Rosenbaum, B., Simonsen, E. (2020). Perfectionism, Shame, and Aggression in Depressive Patients With Narcissistic Personality Disorder. Journal of Personality Disorders, 34:25-41.
  • Follette, V.M., Briere, J., Rozelle, D., Hopper, J.W., Rome, D.I. (2015). Mindfulness-Oriented Interventions for Trauma. Integrative Contemplative Practices. Guilford Press, New York.
  • Gilbert, P. (2016). La terapia focalizzata sulla compassione. Caratteristiche distintive. Franco Angeli, Milano.
  • Levine, P.A. (2014). Somatic Experiencing: Esperienze somatiche nella risoluzione del trauma. Astrolabio Ubaldini, Roma.
  • Montano, A., Borzì, R. (2019). Manuale di intervento sul trauma. Comprendere, valutare e curare il PTSD semplice e complesso. Erickson, Trento.
  • Padilla, R.J. (2011). Personality disorders in child sexual abuse victims. Actas Esp Psiquiatr, 39(2):131-139.
  • Pretzer, J.L., Beck, A.T. (1996). A Cognitive Theory of Personality Disorders. In: Clarkin, J.F., Lenzenweger, M.F. (Eds), Major Theories of Personality Disorder. Guilford Press, New York.
  • Shapiro, F. (2012). EMDR therapy: An overview of current and future research. Revue européenne de psychologie appliquée, 62:193-195.
  • Young, J.E., Klosko J & Weishaar, M.E. (2003). Schema Therapy: a Practitioner’s Guide. Guilford Press, New York.
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