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Sono vittima di abuso?

Cosa fare se si è vittima di abuso

Ogni persona nella propria vita sperimenta ricordi, più o meno nitidi, che possono riguardare specifici episodi, sensazioni, persone o luoghi.

Queste memorie non vengono passivamente registrate come fossero video all’interno di un dispositivo, anzi, sono sempre e continuamente rielaborate e organizzate, oltre che integrate con gli altri ricordi già immagazzinati. Quando però ci si trova a vivere un’esperienza traumatica, i meccanismi che guidano la memorizzazione potrebbero non funzionare come dovrebbero. La memoria delle esperienze traumatiche, infatti, è spesso meno lineare e logica di quanto si è soliti sperimentare nella vita quotidiana. A volte il ricordo potrebbe emergere sotto forma di piccoli frammenti di episodi poco chiari, confusi e scollegati tra loro; altre volte potrebbe manifestarsi come fosse l’insieme di brevi fotogrammi di un film o esprimersi in flashback, incubi (PTSD) o disturbi del sonno.

Altre volte ancora si potrebbe non ricordare affatto quello che è successo ma sentire comunque un malessere e una sofferenza tali, che non si riescono a giustificare neanche con un accertamento medico. Pertanto, per cercare di spiegare questi sintomi “apparentemente” incomprensibili che si manifestano nella vita di tutti i giorni (attacchi di panico, depressione, somatizzazione, disturbi dell’alimentazione, disturbi del sonno, ecc.) ci si rivolge al medico e forse anche a uno psicoterapeuta.

Molto spesso, infatti, le persone vittime di abuso possono sentire che, durante la loro infanzia, potrebbe essere accaduto qualcosa di grave, pur non avendo delle memorie che possano confermarlo.

In alcune di queste, potrebbero affiorare immagini vaghe dell’abuso, ma non il ricordo completo dell’abuso come fatto accaduto.

Anche se non hai ricordi dell’abuso o hai solo dei piccoli frammenti di ricordi, i sintomi che sperimenti e che non riescono a trovare una spiegazione medica, potrebbero essere collegati a un trauma. Il sito potrà esserti di aiuto anche se non pensi di aver subìto un abuso.
Prenditi del tempo per leggere questa pagina e le varie sezioni sui singoli disturbi, potresti trovare le risposte che cerchi. Confronta la tua storia con quella di altre persone che, come te, stanno attraversando un momento complicato della vita e sono alla ricerca di chiarificazioni su alcuni sintomi inspiegabili.

Effetti permanenti e pervasivi di un trauma subìto nell’infanzia

Durante l’infanzia i bambini potrebbero subire diverse forme di trauma, anche da parte di coloro che dovrebbero accudirli, educarli, proteggerli. Potrebbe trattarsi di maltrattamenti fisici, emotivi, trascuratezza (neglect), sino ad arrivare all’abuso sessuale. Tutte queste forme di violenza (fisica e psicologica) diventano più gravi quanto più sono frequenti e ripetute.

L’abuso sessuale infantile, in particolare, è un’esperienza spaventosa che può cambiare per sempre la vita delle persone che la subiscono. Gli effetti dell’abuso sessuale avvenuto durante l’infanzia (sia che venga ricordato o meno) sono di varia natura, complessi e soverchianti.

Quando l’impatto psicologico o fisico è intenso, determina delle conseguenze che si possono manifestare a breve termine DRA, DSED e DTD (nel periodo immediatamente successivo l’evento) e/o a lungo termine (durante l’età adulta) perché il trauma ha effetti permanenti e pervasivi sulla persona.

L’abuso, infatti, modifica alcuni sistemi biologici e fisiologici nel nostro organismo. Il corpo, nel tentativo di proteggere la persona, innesca una serie di cambiamenti che agiscono, direttamente o indirettamente, sul cervello determinando degli effetti permanenti.

Ad esempio, si ha una iper-attivazione agli stimoli di pericolo, ovvero un’attivazione psicofisiologica (iper-arousal) e della sensibilità emotiva, che aumenta la reattività della persona quando pensa di trovarsi davanti a stimoli e situazioni che percepisce come minacciosi. Questa potrebbe manifestarsi con paure e timori inspiegabili di fronte a contesti in realtà neutri. Può capitare, ad esempio, che la persona abusata abbia paura del buio, di rimanere sola in casa, oppure di uscire, ecc.. Tende a spaventarsi con più facilità, ha una sensazione continua di tensione, di ansia, il suo cuore batte più velocemente, il respiro è breve e corto, è molto irritabile, potrebbe anche avere problemi di concentrazione o difficoltà a dormire, ecc.

Questo stato di allerta e di ipervigilanza che sperimenta nella vita di tutti i giorni potrebbe determinare una serie di distorsioni nei pensieri che si manifestano in erronee interpretazioni su di sé, sugli altri e sul mondo quando cerca di dare un senso a ciò che sente e le accade. Nella persona potrebbero emergere convinzioni del tipo: “sono sbagliata e difettata”, “non sono abbastanza forte”, “sono fuori controllo”, “sono in pericolo, non sono al sicuro”, “non sono amabile”, “non ho valore”, “sono impotente”, “non sono in grado di riuscire”, “nessuno mi può aiutare”, “il mondo è pericoloso”, ecc. Questi pensieri e credenze diventano distruttivi e disfunzionali, ostacolando e impedendo lo svolgimento di una vita normale e l’instaurarsi di rapporti sani con gli altri e l’ambiente.

Dal momento che la persona che ha subìto un abuso potrebbe essere convinta che nessuno la potrà aiutare e capire, potrebbe, ad esempio, cercare di alleviare e controllare i sintomi e le emozioni negative intense che prendono il sopravvento. Nello specifico, potrebbe mettere in atto dei comportamenti distruttivi quali assumere sostanze (alcool, droga, nicotina, ecc.), giocare d’azzardo, fare sesso compulsivamente, avere uno stile alimentare nocivo alla salute, ecc.

Eppure tutti questi effetti e manifestazioni, che sono alcune delle conseguenze del trauma, rimangono incomprensibili per molte persone. Abbiamo visto, infatti, che la memoria dell’abuso potrebbe spesso non caratterizzarsi con un ricordo chiaro, nitido, ma talvolta solo con il corpo, che ricorda, invece, tutta quella serie di sensazioni fisiche ed emotive che riportano a quel momento. Pertanto, qualsiasi cosa apparentemente neutra si possa avvertire nell’ambiente, un colore, un odore, un suono, un luogo o una luce particolare, potrebbe funzionare da trigger con il passato e attivare il corpo.

Ma, come già detto, il corpo e il cervello cercano di proteggere dall’enorme dolore di un ricordo di pericolo estremo, di minaccia di vita, e quindi tutte queste sensazioni, queste paure, queste manifestazioni fisiche restano senza un perché chiaro, senza una causa apparente.

Ecco perchè, nel tentativo di proteggerci, il cervello altera i processi di codifica ed elaborazione della memoria del trauma, frammentando i ricordi e rendendoli del tutto, o solo in parte, inaccessibili. La memoria traumatica, però, è sempre presente, anche quando non disponibile e lontana dalla consapevolezza.

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