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Miti e fatti sull’abusante

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Solo quando esiste un rapporto di uguaglianza di potere tra due individui allora può avvenire uno scambio sessuale sano. Tra bambini e adulti, questa eguaglianza non esiste e non potrà mai esistere.

Vediamo ora alcuni miti e fatti sugli individui che commettono un abuso.

Mito: molti degli abusanti sono persone sconosciute alla vittima.

Fatto: la maggior parte degli abusanti sono parenti, il più delle volte patrigni, matrigne, zii, fratelli o nonni.

Quando si chiede di descrivere un abusante sessuale, molte persone pensano in termini di una persona sconosciuta. Altri ancora hanno l’immagine stereotipata del “vecchio sporcaccione” con indosso l’impermeabile che si aggira nei cortili della scuola offrendo caramelle. Pochi si rendono conto che la maggior parte degli abusanti sono in effetti parenti. L’85% degli abusi sessuali infantili avviene in famiglia.

 

Mito: un padre che “perde il controllo” e molesta sua figlia non è cattivo tanto quanto il molestare di bambini che si aggira nel quartiere.

Fatto: l’autore di incesto è spesso un molestatore di bambini che vive a casa.

L’incesto padre-figlia è considerato dalla maggior parte degli esperti la forma più traumatica di abuso incestuoso, e l’abuso incestuoso è considerata la forma più traumatica di abuso sessuale infantile. Vi è un accordo generale sul fatto che le radici di un rapporto incestuoso si individuano nei sentimenti di rabbia, insicurezza e isolamento presenti nell’aggressore. Un padre che molesta la figlia può dare la colpa alla vittima, alla moglie, allo stress a lavoro, all’abuso di alcool, alla disoccupazione o a una miriade di altre “cause”, ma la verità è che il problema risiede nell’abusante di per sé, come risultato di un’eccitazione deviata che lo accompagnerà ovunque lui andrà. Se lo mettiamo in un’altra famiglia, la molestia avviene anche lì. In questo senso non è diverso da altri abusanti infantili.

 

Mito: un uomo abusa sessualmente di un bambino perché non soddisfa i suoi bisogni sessuali ed emotivi con la moglie.

Fatto: l’abuso sessuale infantile, come lo stupro, è un atto di violenza e rabbia, non di sesso.

Gli aggressori raramente commettono un abuso sessuale infantile per soddisfare unicamente bisogni sessuali. Piuttosto, lo fanno per soddisfare una serie di esigenze emotive: esercitare potere su qualcuno, cercare vendetta contro la moglie o la madre per quello che lui considera un trattamento di trascuratezza o di abuso. Molti abusanti sono in realtà incapaci di mantenere una relazione sessuale con una donna adulta per via di sovrastanti sentimenti di inadeguatezza o insicurezza.

Mito: i molestatori di bambini, molti dei quali sono stati a loro volta abusati da piccoli, sono emotivamente disturbati, non sono quindi responsabili del loro comportamento.

Fatto: alcuni professionisti considerano gli abusanti di bambini emotivamente disturbati ma in nessun momento sono considerati incapaci di assumersi le responsabilità delle loro azioni.

In gergo psicoterapeutico, molti molestatori soffrono di un disturbo chiamato pedofilia, una specifica combinazione tra una “eccitazione deviante” e un “disturbo caratteriale”. Questo vuol dire che il molestatore è sessualmente eccitato dai bambini e non vede nulla di sbagliato nel gratificare se stesso a spese loro. Sebbene vi sia un consenso unanime tra gli esperti sul fatto che i pedofili non scelgono consapevolmente di essere attratti dai bambini, scelgono però di agire i loro impulsi. Non importa quanto sia stato lui stesso deprivato o vittimizzato, chi abusa dei bambini è sempre responsabile e non deve mettere in atto le proprie pulsioni.

Mito: solo perché un uomo commette un errore e molesta un bambino non significa che lo farà di nuovo con altri bambini.

Fatto: è raro che un abusante molesti una volta e poi smetta di farlo.

Come per chi ha una dipendenza, che viene presto “catturato” dalla sostanza, l’attività sessuale del molestatore di solito aumenta piuttosto che diminuisce dopo il primo episodio. Gli abusanti vanno oltre e investono molta energia, tempo e fatica per mantenere il loro comportamento, proprio come un dipendente. Un patrigno incestuoso che molesta i figli acquisiti con molta probabilità avrà abusato altri bambini al di fuori della famiglia e potrebbe persino essersi sposato perché la moglie aveva dei figli.

Mito: l’abusante può essere “curato”.

Fatto: fino a quando l’abusante non ammette chiaramente le sue azioni e se ne assume la responsabilità, c’è poca speranza di cambiare.

Con rare eccezioni, la maggior parte degli aggressori non ammettono la loro responsabilità per l’abuso sessuale. La negazione è la reazione più comune; la seconda è quella di colpevolizzare o il figlio o la moglie.

Mito: l’abuso sessuale infantile da parte delle donne non avviene.

Fatto: la maggior parte delle molestie ai danni di un bambino avviene per mano maschile, ma a volte gli autori sono anche di sesso femminile.

L’incesto madre-figlio è forse la più traumatica tra tutte le forme di incesto. Dal momento che la madre incestuosa non può facilmente forzare il proprio figlio, deve usare una qualche forma di seduzione. La vittima, a questo punto, avrà del risentimento verso le donne e con molta probabilità potrebbe diventare un molestatore di bambine, uno stupratore, un violento in ambito domestico, fino a un omicida. Le madri che abusano sessualmente delle proprie figlie, invece, sono emotivamente disturbate e spesso psicotiche. Molte di loro sono state abusate sessualmente da piccole e quindi si sentono sporche dentro per questa vergogna interiore. Proiettano questi sentimenti verso le loro figlie che reputano altrettanto sporche e cattive. Le considerano quasi una loro estensione.

Dal momento, dunque, che i bambini sono costretti ad accettare qualcosa che per loro è terribile o doloroso, arrivano a considerarsi impotenti, senza speranza e non meritevoli di amore.

Riferimenti

  • Engel, B. (1989). The right to innocence. Healing the trauma of childhood sexual abuse. Ballantine Books.
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