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Disturbo da stress post-traumatico e abuso sessuale

Le persone che hanno subìto un trauma possono manifestare, nei mesi o negli anni successivi, il disturbo da stress post-traumatico (PTSD – Post-Traumatic Stress Disorder).

Il PTSD è stato riconosciuto come uno dei principali effetti a lungo termine dell’abuso sessuale infantile, tanto che alcuni autori hanno definito il disturbo post-traumatico come l’espressione di un mancato recupero/superamento dell’esperienza traumatica vissuta (Follette & Ruzek, 2007).

Quali sono i sintomi del PTSD?

Dopo un trauma la persona inizia a sperimentare dei sintomi intrusivi, cioè dei contenuti mentali indesiderati come, ad esempio, flashback, pensieri, ricordi spaventosi o incubi ricorrenti legati all’evento. I flashback, nello specifico, sono frammenti di ricordi traumatici molto vividi e realistici, che si possono presentare sotto forma di singole immagini, un odore, un rumore, ecc.

Queste esperienze sono intrusive e improvvise, per questo la persona si sente incapace di controllare l’ampio ventaglio di pensieri, sensazioni fisiche ed emozioni che la memoria scatena. Ciò determina una profonda sofferenza e delle risposte fisiologiche intense (dolori al torace, capogiri, problemi gastrointestinali, cefalee, ecc.), fino ad arrivare, talvolta, a perdere completamente consapevolezza di sé e dell’ambiente circostante (sintomi “dissociativi”).

La persona cerca di sottrarsi ai sintomi intrusivi evitando persone, luoghi, oggetti e situazioni che possano innescare i ricordi dell’evento traumatico. I ricordi e le paure legati al trauma possono essere innescati da specifici trigger come: specifici orari, momenti della giornata, odori, colori, rumori, luoghi, attività e persone.

Un’altra reazione che consente di evitare le emozioni e i pensieri che causano dolore e sofferenza è il numbing (ottundimento, intorpidimento) emotivo, che è caratterizzato da sentimenti di distacco verso gli altri e l’ambiente circostante, da una riduzione delle aspettative sul proprio futuro e dalla partecipazione ad attività significative.

Alcuni sintomi del disturbo post-traumatico da stress sono collegati all’ipervigilanza: tendenza a spaventarsi o sobbalzare facilmente, sensazione continua di tensione, paura, problemi di sonno, problemi di concentrazione, irritabilità ed esplosioni di rabbia (APA, 2013), ma anche  comportamento spericolato o autodistruttivo.

La sofferenza psicologica sperimentata determina un persistente stato d’animo negativo, emozioni come rabbia, orrore, depressione, preoccupazione, paura, ansia, colpa, vergogna e una stabile incapacità di provare emozioni positive come felicità, soddisfazione o sentimenti d’amore (APA, 2013). Molte persone sperimentano marcati livelli di depressione, perdita di speranza, disperazione, frequenti crisi di pianto, desiderio di farsi del male, fino ad arrivare in alcuni casi all’ideazione suicidaria. La difficoltà, infatti, è convivere quotidianamente con la perdita di quello che la loro vita sarebbe potuta essere senza il trauma o di chi erano prima del trauma. Nulla viene percepito come piacevole e in grado di migliorare il momento presente, la vita appare poco importante e i piani per il futuro sembrano non avere un senso.

Sul piano cognitivo, invece, molte persone con PTSD cominciano a presentare delle aspettative negative persistenti su sé, gli altri, il mondo e il futuro che, di conseguenza, determinano pensieri del tipo: “Non potrò più fidarmi di nessuno”, “Non ce la faccio”, “Devo stare attento”, “Sono senza speranza”, “Il mondo è pericoloso”. Iniziano a costruire un’immagine negativa di se stesse, alimentata e mantenuta da convinzioni del tipo: “questo è capitato a me perché sono sbagliato”; “se non fossi stato così vulnerabile e fragile questo non sarebbe accaduto”; “dovevo essere più forte”.

Chi ha vissuto un evento traumatico tende ad avere difficoltà relazionali, che sono il risultato del sentirsi costantemente spaventati, tristi e arrabbiati. Proprio per cercare di ridurre questi sentimenti negativi, infatti, le persone si isolano o iniziano a non partecipare ad attività che prevedono la presenza degli altri. Alcuni sopravvissuti sperimentano rabbia intensa verso familiari, amici, partner e figli, perché la vicinanza e l’intimità possono essere interpretate come dipendenza e vulnerabilità.

Il PTSD può svilupparsi in qualsiasi fase della vita come risposta a eventi traumatici quali guerre, disastri, catastrofi naturali, terremoti, alluvioni, uragani, ecc., incidenti o morti improvvise, stupri, ma anche maltrattamenti, trascuratezza, abusi fisici e sessuali nell’infanzia. Più un evento traumatico è “grave”, più sarà probabile sviluppare sintomi di PTSD.

In che modo l’abuso sessuale infantile determina l’insorgenza del PTSD?

L’abuso nei bambini è un evento percepito come altamente minaccioso dalla vittima e il rischio di sviluppare un disturbo post- traumatico è ancora più alto. Infatti i bambini e gli adolescenti possono avere reazioni estreme al trauma, anche se i loro sintomi spesso sono diversi da quelli degli adulti.

Lo sviluppo del PTSD dopo l’abuso infantile è influenzato anche da alcune variabili pre-traumatiche come il temperamento, l’attaccamento, la vulnerabilità biologica allo stress, la difficoltà a regolare le emozioni negative, la presenza di altre difficoltà psicologiche pre-esistenti e l’esposizione a eventi traumatici precedenti l’abuso sessuale.

Alcuni dati sperimentali suggeriscono che il modo in cui i sopravvissuti interpretano le esperienze traumatiche e gestiscono le emozioni intense possono influenzare lo sviluppo dei sintomi del PTSD. In particolar modo, valutazioni negative sul trauma, difficoltà nella regolazione emotiva e bassi livelli di compassione verso se stessi si sono mostrati in grado di influenzare l’associazione tra l’esposizione a esperienze traumatiche infantili e il successivo sviluppo del PTSD (Barlow et al., 2017).

A dimostrazione della stretta associazione tra l’abuso sessuale avvenuto durante l’infanzia e il PTSD, dati epidemiologici del 2007, pubblicati nel report della Organizzazione Mondiale della Sanità, attestano la presenza di PTSD nel 27% dei sopravvissuti ad abuso sessuale infantile.

E’ stato riscontrato che la presenza di abusi infantili aumenta la possibilità di sviluppare i sintomi del PTSD in adolescenza. Lo studio di Ashraf e collaboratori (2019) ha rilevato un’associazione significativa tra abuso infantile e sintomi del PTSD, confermando i risultati di studi precedenti (p.e., Spinhoven et al., 2014) che avevano mostrato come i sintomi del PTSD fossero completamente riconducibili alla presenza di ripetuti episodi di abuso infantile sessuale e fisico.

Se vuoi un ulteriore approfondimento sulle terapie più efficaci per i disturbi post-traumatici vai alla sezione Guarire dal trauma.

Riferimenti

  • American Psychiatric Association, (2013). Diagnostic and statistical manual of mental disorders: DSM-5. Washington, D.C: American Psychiatric Association.
  • Ashraf F., Niazi F., Masood A. & Malik, S. (2019). Gender comparisons and prevalence of child abuse and post-traumatic stress disorder symptoms in adolescents. J Pak Med Assoc 69(3): 320-324.
  • Barlow M.R., Goldsmith Turow R.E. & Gerhart, J. (2017). Trauma appraisals, emotion regulation difficulties, and self-compassion predict posttraumatic stress symptoms following childhood abuse. Child Abuse & Neglect, 65: 37-47.
  • Follette, V.C. & Ruzek, J.I. (2007). Cognitive-Behaviotal Therapies for Trauma, Second Edition. New York: The Guilford Press.
  • Spinhoven P., Penninx B.W., van Hemert A.M., de Rooij M., Elzinga B.M. (2014). Comorbidity of PTSD in anxiety and depressive disorders: prevalence and shared risk factors.Child Abuse Negl, 38: 1320-1330.
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