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Disturbo reattivo dell’attaccamento

Gravi condizioni di trascuratezza ed esperienze traumatiche, avvenute fin dai primi mesi di vita, possono far insorgere il disturbo reattivo dell’attaccamento (DRA).

Manifestazioni principali

La manifestazione principale del DRA è l’evitamento delle figure dette in termini tecnici caregivers, che possono essere i genitori o persone diverse dai genitori che hanno il compito di prendersi cura/assistere/accudire il bambino. Quest’ultimo, infatti, cerca raramente il loro sostegno e conforto quando prova disagio e vi risponde in misura minima quando viene offerto (APA, 2013).

Quando il bambino sperimenta disagio e sofferenza tenta piuttosto di calmarsi da solo, mediante dei comportamenti come dondolare, oscillare, ecc.

A causa delle persistenti difficoltà sociali ed emotive, la condotta di evitamento si estende anche agli adulti e al gruppo dei pari.

Questi bambini non sono interessati ai giochi tipici dei loro coetanei, tendono a isolarsi e, quando sono frustrati, spesso mettono in atto dei comportamenti aggressivi verso chi li circonda. Queste manifestazioni comportamentali vengono interpretate dagli altri come indicative del loro disinteresse verso le relazioni sociali, quindi a loro volta (come un circolo vizioso che si alimenta sempre di più), sia gli adulti che i coetanei manifestano disinteresse ed evitamento nei loro confronti.

Sono bambini che sorridono molto poco, perché le uniche emozioni che sperimentano sono negative. Oscillano, infatti, tra tristezza, ansia, timore e irritabilità (Sperry et al., 2015).

All’interno della popolazione dei bambini ad alto rischio, il DRA ha una prevalenza che oscilla tra il 4% e il 40%, ed è stata rilevata la riduzione dei sintomi nel momento in cui i bambini vengono affidati a caregivers responsivi (Kroupina et al., 2018).

E’ stata riscontrata, inoltre, un’elevata comorbilità con il disturbo da deficit di attenzione/iperattività (Attention Deficit Hyperactivity Disorder – ADHD; Zimmermann & Soares, 2019).

Lo studio di Bosmans e collaboratori (2019) è stato condotto allo scopo di valutare se bambini con vari disturbi emotivi e comportamentali differivano da quelli con DRA nella qualità dell’interazione con insegnanti e nella rappresentazione di sé e degli altri. I dati hanno mostrato che il comportamento dei bambini con DRA rifletteva una ridotta fiducia negli insegnanti e, per quanto riguarda la rappresentazione degli altri nei loro confronti, sono stati rilevati minori livelli di fiducia nelle attenzioni e nella cura da parte degli insegnanti.

Studi sperimentali hanno rilevato l’influenza significativa dell’assenza delle cure precoci e del maggior tempo trascorso nelle istituzioni sullo sviluppo del DRA e sull’aumento dei sintomi nella prima adolescenza (Guyon-Harris et al., 2018).

Neglect

L’assenza della relazione di attaccamento con il caregiver si può riscontrare spesso nei casi di trascuratezza, o in termini tecnici neglect, abuso, brusca separazione dai caregivers avvenuta tra i 6 mesi e i 3 anni o assenza di responsività da parte del caregiver verso il bambino che cerca di interagire (Sperry et al., 2015).

In un contesto connotato da umiliazioni e mancanza di conforto/sostegno/protezione da parte dei caregivers, questi bambini sviluppano ben presto una visione di sé, degli altri e del mondo basata su contenuti di inadeguatezza personale. Quindi, in presenza di tali esperienze precoci, il ritiro e l’evitamento sono delle risposte protettive al dolore e alla sofferenza.

La convinzione di non essere accettati dagli altri, la sensazione di non appartenenza e di avere qualcosa di sbagliato causano la messa in atto di comportamenti diretti a un costante tentativo di proteggersi/difendersi e all’incapacità di regolare le emozioni nella vita di tutti i giorni (Ferguson, 2010).

Trattamento

Per trattare questi sintomi si raccomandano interventi di TCC specificatamente rivolti ai bambini e ai caregivers, per aiutare il bambino a sentirsi al sicuro e supportato nell’ambiente che lo circonda e per migliorare le sue relazioni con gli altri.

Riferimenti

  • American Psychiatric Association. (2013). Diagnostic and statistical manual of mental disorders: DSM-5. Washington, D.C.: American Psychiatric Association.
  • Bosmans G., Spilt J., Vervoort E. & Verschueren K. (2019) Inhibited symptoms of Reactive Attachment Disorder: links with working models of significant others and the self. Attachment & Human Development, 21(2): 190-204.
  • Ferguson, E.D. (2010). Alder’s innovative contributions regarding the need to belong. Journal of Individual Psychology, 66(1): 1-7.
  • Guyon-Harris K.L., Humphreys K.L., Degnan K., Fox N.A., Nelson C.A.& Zeanah C.H. (2018). A prospective longitudinal study of reactive attachment disorder following early institutional care: Considering variable- and person-centered approaches. Attachment and Human Development, 21(2): 95-110.
  • Kroupina M.G., Ng R., Dahl C.M., Nakitende A. & Elison K.C. (2018). Identifying Reactive Attachment Disorder (RAD) and Disinhibited Social Engagement Disorder (DSED) in a clinical sample of high risk children. J Psychol Clin Psychiatry, 9(3): 249-253.
  • Sperry, L., Carlson, J., Sauerheber, J.D. & Sperry, J. (2015). Psychopathology and Psychotherapy: DSM-5 Diagnosis, Case Conceptualization and treatment. Third edition. New York: Taylor & Francis.
  • Zimmermann P. & Soares I. (2019) Recent contributions for understanding Inhibited Reactive Attachment Disorder. Attachment & Human Development, 21(2): 87-94.
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