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Disturbo Borderline di Personalità (DBP)

Funzionamento

Il Disturbo Borderline di Personalità (DBP) ha una prevalenza di circa il 6%.

Caratteristiche essenziali del DBP sono l’instabilità dell’immagine di sé, degli obiettivi personali, delle relazioni interpersonali e degli affetti, accompagnata da impulsività, tendenza a correre rischi e ostilità. Ciò inizia entro la prima età adulta ed è presente in svariati contesti (APA, 2014).

Centrale è il desiderio di protezione e accudimento che viene manifestato in modo molto intenso e acuto. La persona con disturbo borderline ha l’aspettativa che tale desiderio rimarrà insoddisfatto, che andrà incontro a un finale già scritto in cui l’altro risponderà alle sue richieste di cura trascurandola, abbandonandola o maltrattandola. Sperimenta, a quel punto, un profondo senso di abbandono e reagisce con rabbia all’ingiustizia subita.

Alla luce di ciò, si muove nelle relazioni in linea con tale aspettativa. L’abbandono e i soprusi sono dietro l’angolo e la rabbia diviene un modo che la persona utilizza per difendersi.

Sovente, questo comporta un reale allontanamento dell’altro che, inevitabilmente, va a confermare la previsione temuta dalla persona e lascia il suo desiderio iniziale inappagato. Disperata e per evitare nuovi abbandoni si chiude in se stessa, ma in poco tempo il bisogno di essere accudita riemerge prepotente e con esso l’aspettativa temuta facendo, così, ripartire la solita sequenza relazionale (Dimaggio, Montano, Popolo, Salvatore, 2013; Dimaggio, Ottavi, Popolo, Salvatore, 2019; Dimaggio, Semerari, 2003).

Profilo evolutivo del DBP e Trauma

Quale sia il percorso evolutivo necessario per sviluppare un disturbo borderline di personalità è, attualmente, ancora oggetto di dibattito scientifico. Vi sono, però, diversi elementi rispetto ai quali la maggioranza degli studiosi sono concordi.

Secondo la “teoria biosociale”, elaborata da Marsha Linehan all’inizio degli anni Novanta, vi sono delle importanti influenze biologiche e ambientali che contribuiscono allo sviluppo del disturbo. L’aspetto biologico determina la predisposizione genetica alla vulnerabilità emotiva, mentre l’ambiente invalidante rifiuta o punisce l’espressione delle emozioni e dei pensieri del bambino. Solitamente si tratta di famiglie caratterizzate da imprevedibilità e instabilità, nelle quali i genitori sono incapaci di riconoscere le emozioni provate dal bambino e rispondono all’esperienza interiore del piccolo con modalità caotiche, incongrue, inappropriate, eccessive.

Un ambiente viene definito invalidante nei casi in cui si presenta almeno una delle diverse forme di abuso (fisico, emotivo, ecc.), tra cui anche quello sessuale (Linehan, 2011).
La relazione tra DBP e traumi infantili è, ormai, ampiamente documentata da innumerevoli studi.

A causa delle avversità e dei maltrattamenti subiti nella prima infanzia, alcuni autori hanno messo in evidenza come, da adulti, sia molto probabile sviluppare un DBP oltre a diversi disturbi d’ansia in comorbilità (Quanneville et al., 2020).

I fattori di rischio che, nel corso degli anni, sono stati associati al DBP includono traumi infantili come abbandono e abuso (emotivo, fisico o sessuale), avversità familiari, una storia di psicopatologia nel caregiver, così come uno scarso coinvolgimento emotivo dei genitori. Chiaramente, non tutte le persone che subiscono abusi sviluppano un disturbo borderline, e il fatto che l’abuso da solo non sia né necessario né sufficiente per il suo sviluppo indica altri fattori predisponenti (come quelli genetici) e contestuali. La negazione emotiva dell’esperienza del trauma di un bambino da parte del caregiver, ad esempio, è stata identificata come un fattore predittivo per lo sviluppo di un DBP (Hall, Moran, 2019).

Trattamento

La DBT (Dialectical Behavior Therapy) è un trattamento particolarmente efficace per i sopravvissuti a esperienze traumatiche che manifestano i sintomi del DBP, sintomi dissociativi, alti livelli di vergogna, depressione cronica e ansia marcata.

In questi casi la DBT è un trattamento di prima scelta per due motivi.

Da un lato, consente di intervenire sugli aspetti legati alla sofferenza associata al trauma mediante il raggiungimento di una stabilizzazione emotiva, prima che vengano introdotti gli interventi basati sull’esposizione ai trigger legati ai ricordi dell’abuso.

Dall’altro, permette di affrontare i problemi specifici legati alla storia traumatica e alla marcata disregolazione emotiva mediante l’uso di strategie orientate all’accettazione e al cambiamento (Follette & Ruzek, 2006).

Inoltre, la TMI (Terapia Metacognitiva Interpersonale), la Schema Therapy  e la TCC (Terapia Cognitivo-Comportamentale) rappresentano un trattamento efficace anche per i sopravvissuti al trauma che presentano il DBP, oltre agli approcci terapeutici specifici per il trauma.

Infine, anche per trattare il trauma legato all’abuso sessuale infantile nelle persone con DBP viene utilizzata l’EMDR, di cui sono stati dimostrati sperimentalmente i benefici (Brown & Shapiro, 2006). Particolarmente utili si sono rivelati anche gli approcci basati sulla Mindfulness e il Trauma Sensitive Yoga.

Riferimenti

  • American Psychiatric Association (2014). DSM-5: Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali. Raffaello Cortina, Milano.
  • Dimaggio, G., Montano, A., Popolo, R., Salvatore, G. (2013). Terapia metacognitiva interpersonale dei disturbi di personalità. Raffaello Cortina, Milano.
  • Dimaggio, G., Ottavi, P., Popolo, R., Salvatore, G. (2019). Corpo, immaginazione e cambiamento. Terapia metacognitiva interpersonale. Raffaello Cortina, Milano.
  • Dimaggio, G., Semerari, A. (2003). I disturbi di personalità. Modelli e trattamento. Editori Laterza, Bari-Roma.
  • Emerson, D. (2015). Trauma-Sensitive Yoga in Therapy. Bringing the Body into Treatment. WW Norton & Company, New York.
  • Follette, V.M., Ruzek, J.I. (2006). Cognitive-Behavioral Therapies for Trauma, Second Edition. Guilford Press, New York.
  • Gilbert, P. (2016). La terapia focalizzata sulla compassione. Caratteristiche distintive. Franco Angeli, Milano.
  • Hall, K., Moran, P. (2019). Borderline personality disorder: an update for neurologists. Practical Neurology, 19:483-491.
  • Levine, P.A. (2014). Somatic Experiencing: Esperienze somatiche nella risoluzione del trauma. Astrolabio Ubaldini, Roma.
  • Linehan, M.M. (2011). Trattamento cognitivo-comportamentale del disturbo borderline. Raffaello Cortina, Milano.
  • Linehan, M.M., (2014). DBT Skills Training Manual. Guilford Press, New York.
  • Montano, A., Borzì, R. (2019). Manuale di intervento sul trauma. Comprendere, valutare e curare il PTSD semplice e complesso. Erickson, Trento.
  • Pretzer, J.L., Beck, A.T. (1996). A Cognitive Theory of Personality Disorders. In: Clarkin, J.F., Lenzenweger, M.F. (Eds), Major Theories of Personality Disorder. Guilford Press, New York.
  • Quanneville, A.F. et al. (2020). Childhood maltreatment, anxiety disorders and outcome in borderline personality disorder. Psychiatry Research, 284:112688.
  • Shapiro, F. (2012). EMDR therapy: An overview of current and future research. Revue européenne de psychologie appliquée, 62:193-195.
  • Young, J.E., Klosko J & Weishaar, M.E. (2003). Schema Therapy: a Practitioner’s Guide. Guilford Press, New York.
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